La polemica su Marco Travaglio
Oggi sono scoppiate le polemiche sulle affermazioni di Marco Travaglio in televisione nel programma ‘chetempochefa’. Le cose dette in TV sono scritte nei libri di Lirio Abbate e Peter Gomez, i complici, e nel libro di Marco Travaglio: ‘Se li conosci li eviti’ dove c’è il curriculum di Renato Schifani (diventato nel frattempo la seconda carica dello Stato italiano). Perché solo adesso è scoppiata la bagarre? Si sa che la televisione amplifica le cose, ma certo non stravolge in questo caso i fatti. Nessuno ha ancora smentito le cose dette da Travaglio. Si dice che non c’era contradditorio, che è stato un agguato mediatico, che non si attacca così il presidente del Senato…nessuno però dice che le cose dette da Travaglio sono false. La solita storia dell’informazione di regime che vige in Italia.Ecco tratto da libro di Marco Travaglio il curriculum di Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe Nato a Palermo l’11 maggio 1950.
Curriculum Laurea in Giurisprudenza; avvocato; dal 2001 capogruppo di FI al senato; 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Soprannome Fronte del Riporto.
Segni particolari Porta il suo nome, e quello del senatore dell’Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le «cinque alte cariche dello Stato» (anche se le altre quattro non avevano processi in corso). La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004. L’ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani «il principe del Foro del recupero crediti», anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di brookeraggio assicurativo Siculabrokers assieme al futuro boss di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell’imprenditore Benny D’Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonino Mandalà con La Loggia. L’operazione avrebbe previsto l’assegnazione dell’incarico ad un loro progettista di fiducia, l’ingegner Guzzardo, e l’incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte le richieste che lo stesso Mandalà avesse voluto inserire in materia di urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà [il figlio di Antonino che per un paio d’anni ha curato gli spostamenti e la latitanza di Bernardo Provenzano, nda], in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate. Schifani, che effettivamente è stato consulente urbanistico del comune di Villabate, e La Loggia hanno annunciato una querela contro Campanella.
Assenze 321 su 1447 (22,2%) missioni 20 su 1447 (1,4%).
Frase celebre «Li abbiamo fregati!» (dopo l’approvazione della legge sul legittimo sospetto, che doveva servire per spostare i processi contro Berlusconi e Previti da Milano a Brescia, 1° agosto 2002). «In vacanza alle isole Eolie, Renato Schifani, in compagnia di alcuni amici, ha dovuto aspettare per un’ora di fila che si liberasse un tavolo in un ristorante del centro di Lipari. Il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama ha pazientemente atteso il proprio turno, senza sollevare alcuna obiezione e senza pretendere un trattamento di favore» (comunicato ufficiale dell’ufficio stampa del sen. Schifani, 15 agosto 2006 ).
«Rita Borsellino sfrutta il nome del fratello per fini politici» (12 settembre 2003).
«Sono un sessantottino, ho partecipato anch’io alle occupazioni. Sto dedicando la mia vita a lui, io credo molto in Silvio Berlusconi (...) Mi sono innamorato di Berlusconi perché ho visto in lui quella naturalezza e genuinità della politica che non avevo visto in passato. È un grande stratega e un grande leader» («Libero», 29 luglio 2007 ). «Oggi Cuffaro ha ripreso saldamente in mano il timone di una
Sicilia che già è cresciuta così come i dati sul Pil e sulla disoccupazione ai minimi storici ci indicano.
Dobbiamo anche riconoscere al governatore siciliano che è stato e continua ad essere l’unico garante della unitè della coalizione, risultato questo che, in un sistema maggioritario, è garanzia di stabilità e quindi di quella risorsa fondamentale per lo sviluppo che è la governabilità di un territorio. Forza Italia sarà al suo fianco in questa nuova fase di governo della Regione per sostenere quella linea riformistica che è alla base del proprio credo politico» (dopo la condanna di Cuffaro a 5 anni per favoreggiamento, Agi, 19 gennaio
2008 ).
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