La coscienza al Festival della Scienza di Genova
Giornata all’insegna di un diverso che è nell’uomo; dentro l’uomo. Un appuntamento al festival della Scienza del 27 ottobre è con Nicholas Humphrey e la necessità della coscienza, con questo filosofo psicologo indagheremo un passaggio importante per l’evoluzione: la fenomenologia della coscienza. Il titolo completo di questa Lectio Magistralis è: ‘Perché gli zombie umani sarebbero un vicolo cieco evoluzionistico’. Introduce: Vittorio Bo‘La scienza non spiega la coscienza’: questo è bene saperlo e Nicholas Humphrey, filosofo e psicologo, lo dice subito; insieme al presentarsi come un fisicista, un darwinista convinto, per cui questa qualità fenomenica è frutto della selezione naturale: un sistema utile per ottenere un adattamento all’ambiente. Gli umani sviluppando questa esperienza di sensazioni hanno costruito una ‘nicchia dell’anima’. La coscienza è l’elemento soggettivo che dà vita alle sensazioni. Con il libro ’Rosso’, pubblicato lo scorso anno, l’autore spiega le sensazioni per cui riceviamo informazioni dai sensi e poi con la mente le interpretiamo: con ciò che ‘sentiamo’ e con l’introspezione noi facciamo esperienza, così conosciamo di più…
La coscienza diventa l’interiorizzazione di esperienze vissute. Partendo dal colore Rosso, Nicholas Humphrey ci racconta il lungo passaggio di rielaborazione delle sensazioni. I filosofi hanno cercato di rispondere agli interrogativi posti dalla coscienza, ma gli aspetti fenomenologici non esistono nelle coscienze. Allora cosa è successo? Come è arrivato il cervello a tutto questo? Dietro c’è la matematica. Dietro c’è l’illusione, un passaggio importante per comprendere le differenti realtà; gli altri punti di vista. L’illusione spiega paradossalmente il trucco che ci inganna e il perché.
Una risposta alla coscienza più che dai filosofi ci viene fornita dagli artisti; dai poeti, pittori, scrittori…descrivendo le loro sensazioni, dimostrano il piacere, la gioia nell’avere coscienza: la gioia di vivere sembrerebbe adattiva alla nostra vita. L’aspetto fenomenologico della gioia è un momento conscio, un momento ‘dentro’; la coscienza del ‘qui ed ora’. Cosa rende così straordinario tutte le cose che scopriamo? Che accarezziamo? Che sentiamo? Tutto l’incantamento avviene con la sensazione e la nostra coscienza in conclusione non spinge al soprannaturale, ma tutto quello che è bello dovrebbe essere riservato a noi stessi.
Siamo noi a vedere tutto quello che c’è in Natura; lei da sola non ha niente da dire, siamo noi a raccontarla come nessuno ha mai saputo dirlo. Ecco siamo noi gli autori di tutto. Qui le citazioni di poeti e artisti si susseguono Rilke, Wilde, Blake, Keats, ecc. I molti artisti parlano senza dirci che dobbiamo contare solo su noi stessi. Per l’essere umano il senso del sé è l’ossessione del trarne qualcosa che riconosce solo suo, privato. Ogni pensiero ha un proprietario, le tracce sono la nostra importanza metafisica. ‘Ogni uomo allora è un’isola con la sua coscienza fenomenica. Nessuna mente può avere più interesse del proprio io. La coscienza è questa potenza: l’autosviluppo di esseri unici, irripetibili, diversi. Noi oggi siamo qui per questo. Siamo opere d’arte e per essere la nostra coscienza’.
Questa conclusione finale può essere spiazzante ma, per Nicholas Humphrey lui ateo, l’anima è la nostra individualità, il nostro tentativo d’evoluzione. In quella ‘nicchia dell’anima’ vive la nostra coscienza. Lo zombie è un umano senza coscienza: è uno zombie filosofico, un altro da noi che non potrebbe esistere. Noi evolviamo con la coscienza.
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