domenica, novembre 25, 2018

Razzismo e guerre misurazione della nostra ignoranza

La nostra specie animale ha fatto molti passi in avanti fino a creare con la Cultura una nuova Natura...certo è che però insieme all'antropocentrismo il nostro essere ha fatto e continua a fare, all'interno della Natura classica, molti danni: ha dato origine ad un riscaldamento del pianeta Terra -aumentando l'inquinamento attraverso l'anidride carbonica (co2)- provocando gravi variazioni meteorologiche. Inoltre la proliferazione umana è andata a discapito di altre molte specie animali. Dalla comparsa sulla Terra, circa 150 mila anni fa, dell'Homo cosiddetto Sapiens abbiamo raggiunto la cifra di oltre 6 miliardi di individui...ma siamo Sapiens veramente? Siamo davvero portatori di sapienza intesa come consapevolezza e saggezza? Credo proprio di NO! Eppure abbiamo una sapienza che ci ha insegnato ad interrogarci ad ogni passo. Con questa sapienza, che si chiama filosofia, abbiamo fatto grandi conquiste; siamo andati addirittura sulla Luna. Ancora la filosofia e la Scienza potrebbero dare insieme agli interrogativi anche delle risposte utili ad ottenere consapevolezza ma spesso rivolgiamo lo sguardo altrove e rimaniamo noi -diventati i più grandi predatori- prede di noi stessi, della nostra mente ballerina.

Due elementi che denunciano la nostra ignoranza sono il razzismo e la guerra: due pratiche; due comportamenti che accompagnano l'animale Uomo da sempre. La Scienza in tutti e due i casi dovrebbe essere in grado di smantellare le due gravi coazioni a ripetere. Se ascoltassimo cosa dice la scienza e insieme ne facessimo coscienza, ecco che non praticheremmo più razzismo e guerre.
Darwin è lo scienziato che raccontando la nostra origine ha scritto la storia dell'evoluzione umana: siamo nell'albero della vita animale solo un piccolo ramo, che distingue i mammiferi, ed è accanto alle scimmie. Siamo accomunati con le scimmie nel mondo dei 'primati'. Insieme a proscimmie, scimmie babbuini e gorilla condividiamo lo stesso contesto biologico; insieme condividiamo caratteristiche anatomiche scheletriche e dentarie che conducono anche a considerazioni sul piano funzionale, ecologico e comportamentale. Il razzismo è quindi sinonimo di ignoranza e paura. Insomma nell'ambito della Vita sulla Terra non potremmo permetterci di essere razzisti nemmeno con gli insetti. Eppure...a pensare che il nostro comune progenitore era africano. E secondo me l'Africa conserva una saggezza che sarà in grado di salvarci.

Per la guerra ecco che siamo gli animali che hanno trasformato la violenza, l'istinto alla sopravvivenza, in crudeltà e sadismo; hanno poi trovato nella distruzione e terrorismo il modo paradossale di stare nella società.
In questo campo entra la psicologia che spiega chiaramente come noi siamo manovrati dall'inconscio, da parti oscure che esercitano un particolare fascino su ognuno di noi. Il libro di James Hillman (psicoanalista junghiano scomparso nel 2011) 'Un terribile amore per la guerra' descrive benissimo la nostra condizione riguardo alla guerra.
Hillman sostiene appunto che “La guerra chiama in causa la psicologia anche perché la filosofia e la teologia, gli ambiti cui spetterebbe produrre pensieri forti per conto della nostra specie, hanno trascurato la prioritaria importanza della guerra. "Polemos di tutte le cose è padre" disse Eraclito agli albori del pensiero occidentale, e Emmanuel Lévinas, nella fase attuale del pensiero occidentale, ha riformulato così la stessa idea: "... l'essere si rivela al pensiero filosofico come guerra”.
Sì, la guerra è una marcia della follia che da Troia alle guerre odierne ha mortificato l'intelligenza privilegiando l'esecuzione meccanica degli ordini. L'adattamento ad una gerarchia. Già, tutto nasce come banalità del male, definizione di Hannah Arendt ispirata all'esempio paradigmatico di difetto di intelligenza e immaginazione personificata in Adolf Eichmann.
Eppure noi siamo gli animali che hanno una capacità di comprensione di ciò che accade...ma ancora non siamo riusciti a trovare risposte utili all'origine della guerra. Per James Hillman bisogna rifarsi agli archetipi, alle origini innate e predeterminate dell'inconscio umano; quindi dobbiamo scavare in profondità, in una sorta di archeologia della mente, in modo da riportare alla luce i temi mitici che attraversano i tempi e sono senza tempo. E la guerra è una di tali forze.
Dobbiamo per Hillman rifarci ai miti per cui i greci, con la loro cultura e tramite la tragedia, seppero comprendere le guerre. E' tutto effetto del mito...'Il pensiero e l'agire umani sono soggetti a improvvisi interventi della fortuna e del caso: il proiettile vagante, l'ordine smarrito; "per un punto Martin perde la cappa"... Tale imprevedibilità è attestata lungo tutta la storia. Pertanto, una scienza razionale della guerra può arrivare soltanto fino a un certo punto, soltanto fino al limitare della comprensione. Poi, occorre una salto dell'immaginazione, un salto dentro il mito.'.
Ancora Hillman prosegue con una lunga disanima su tutte le voci che riportano alla guerra; un rendiconto storiografico, di costume e letterario su ciò che ha ispirato la guerra dai miti greci fino ad oggi. L'esame di Hillman approfondisce ogni aspetto filosofico e psicologico della violenza. 'Gli esseri umani amano le loro armi, le fabbricano con la perizia di Efesto e la bellezza di Afrodite per gli scopi di Ares. Non manca il riferimento a ciò che rappresentano le armi per gli statunitensi: da lì forse discende l'idolatria degli statunitensi per le armi(...). Nella cultura degli Stati Uniti, Marte rimane un dio dominante come lo era nella Repubblica di Roma...se le armi da fuoco sono la medicina americana contro la paranoia americana (rafforzando nel contempo la malattia che vorrebbero combattere, secondo la tipica formula delle tossicodipendenze), allora come faranno gli Stati Uniti a liberarsi dal vizio e a limitare l'uso delle armi?'.

Le guerre così continuano senza fine arrivando a dare senso alle vite. La nostra cultura è pervasa dalla violenza e dalla guerra e ci vantiamo con questo dei nostri valori di civiltà, di leggi umanitarie, della propria educazione e morale...ma ancora prevale la dabbenaggine per cui solo una piccola parte, che sarà sempre minoritaria, cerca di riscattare tutti predicando la pace.

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