giovedì, settembre 23, 2004

due ragazze della 'meglio gioventù'

“C’è da credere che la situazione in Iraq sia per gli USA peggiore che in Vietnam”:
così affermavano diversi importanti osservatori americani e così sembra alla luce degli ultimi avvenimenti.
Mentre per il Vietnam c’era la battaglia di un popolo per riunire una nazione, cui Saigon rappresentava simbolicamente l’obiettivo per decretarne il raggiungimento, a Baghdad si fa una guerriglia, in vari settori della città, per allontanare gli americani e far fallire ogni altro potere a loro legato per altri obiettivi; questa città rappresenta al momento solo una città importante di una nazione, l’Iraq, che di fatto non esiste più.
Mentre il vietcong si identificava nel suo paese, l’iracheno che combatte l’invasore americano si identifica in una cultura religiosa ed in un costume arabo che è costituito da tribù divenute ora bande armate.
I rapimenti e le efferatezze di questo periodo dimostrano quanto poco controlli il governo insediato dagli USA e l’esercito stesso della coalizione in guerra.
Attualmente, eccetto che le varie zone strategiche della città di Baghdad e le città più grandi dell’Iraq- tipo Bassora, Kirkuk, Nassirya, ecc.-, la coalizione armata non controlla nulla. Le periferie, le campagne, le zone desertiche, i piccoli paesi sono fuori ogni controllo. Paradossalmente se si facessero le elezioni in questo momento, per permettere un passaggio effettivo dei poteri, vincerebbero i fondamentalisti religiosi, alcuni capi religiosi e di tribù. L’Iraq risulterebbe ancora ingovernabile e la sua destabilizzazione potrebbe essere fermata solo con la suddivisione del territorio in tante parti. Questa è la realtà. Questo è la situazione tragica e complessa che la guerra americana ha aperto e non si riesce a prevedere come finirà.
Su ReporterAssociati vengono riportate le dichiarazioni di Al Lorentz, un militare USA e presidente del Partito Costituzionale del Texas, che sostiene: ”L'Iraq non è stata una guerra, ma una guerrilla, servita solo ad attirare l'odio sul nostro paese. Ormai si continua ad ammazzare a caso, senza neppure un obiettivo preciso Ci siamo ritrovati a tirare bombe all'uranio di almeno 500 libbre, fatevi i conti. E con un sentimento molto diverso da quello dei politici”; la dichiarazione termina dicendo che gli iracheni combattono con tattiche diverse e superiori alle loro.
Il sequestro delle due Simona si inserisce in questo contesto, in una situazione dove può avvenire di tutto. Simona Pari e Simona Torretta erano molto conosciute per il loro impegno umanitario – pacifista; il loro rapimento insieme agli iracheni Ra'ad Ali Abdul-Aziz e Mahnaz Bassam ed altri tre collaboratori, inizialmente poteva essere pensato per la richiesta di un riscatto in denaro: le armi costano e la cosiddetta ‘resistenza’, svolta da bande autonome senza coordinamento e fondi comuni, necessita di denaro. Ora i lanci d’agenzia in cui si annuncia l’uccisione delle due ragazze volontarie lasciano interdetti e con molti dubbi. Un gruppo, che si definisce Organizzazione Jihad, sostiene di aver ucciso le due giovani perché l'Italia non ha obbedito alla richiesta di ritirare le sue truppe dall'Iraq. Tutto è confuso ma c’è da aspettarsi sempre il peggio. Una prima notte è passata e oggi 23 settembre attendiamo altre notizie; le attendono soprattutto i genitori che stanno vivendo una agonia infinita.
Le manifestazioni di solidarietà, di impegno per la pace, per trovare soluzioni non violente per risolvere i gravi problemi creati dalla guerra in Iraq si stanno intensificando. Certo è che dopo avere assistito alle macabre esecuzioni come la decapitazione di ostaggi, i bombardamenti di civili, le torture e le atrocità d’ogni sorta, tutti si aspettano il peggio. Io mi auguro che gli ostaggi tutti e in primo piano le due splendide ragazze, Simona Pari e Simona Torretta, della nostra attuale ‘meglio gioventù’, tornino a casa. A casa presto.

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