giovedì, ottobre 19, 2006

Visita a Nomadelfia

Mi ha sempre incuriosito la storia di Nomadelfia, la comunità, fondata da don Zeno Saltini (1900-1981). Così questa estate, durante una vacanza in Maremma, ho visitato Nomadelfia che vuol dire legge di fraternità.
Nomadelfia nacque come idea il 6 gennaio del 1931, quando don Zeno Saltini appena ordinato sacerdote, chiese di adottare un diciassettenne appena uscito dal carcere. Dopo una discussione avuta da Zeno Saltini, ancora ragazzo, con un anarchico che contestava ai cattolici cristiani di vivere incoerentemente oltre ad essere da ostacolo al progresso umano, crebbe dentro in lui un tarlo; con la fondazione della comunità di Nomadelfia volle dare la dimostrazione che esisteva la possibilità concreta di seguire l’insegnamento del Vangelo: siamo tutti fratelli in Cristo, poiché tutti siamo figli di Dio. Quel fatto impegnò la vita di don Zeno fino alla sua morte.
Un altro passaggio importante della costruzione di Nomadelfia, successe nel 1941 quando una giovane parrocchiana si presentò a don Zeno dichiarandosi disposta a fare da mamma ai piccoli bambini orfani e abbandonati, raccolti in canonica: fu la prima ‘mamma per vocazione’. Da allora con le parole di Gesù, pronunciate dalla Croce alla Madonna e all’apostolo Giovanni, ‘Donna, ecco tuo figlio, Figlio, ecco tua madre’, verranno consegnati da don Zeno, i bimbi abbandonati alle mamme per vocazione e alle famiglie unite.
Mi ha fatto da guida, per la visita, Francesco: un nomadelfo che vive nella comunità da oltre 20 anni; dopo avere sposato una ragazza che viveva a Nomadelfia, ha deciso di restarci anche lui. Francesco è disponibile a dare tutte le spiegazioni e partendo dalla unità centrale, ovvero il complesso che racchiude gli uffici e il teatro, mi porterà in giro per tutto il villaggio. Le costruzioni sono adagiate sui dolci declivi della campagna dei dintorni di Grosseto. C’è la zona delle stalle, il caseificio, la cantina, la chiesa, il cimitero e sparse con una certo distacco ci sono le casette che raccolgono le unità familiari. Ogni ‘gruppo familiare’ è composto da 4-5 famiglie e vive insieme in una abitazione centrale, dove c’è la sala da pranzo, la cucina e il soggiorno; intorno a questa unità ci sono le piccole case prefabbricate dove ogni famiglia ha le camerette. Chi ha bisogno di qualcosa di personale si rivolge all’economato che glielo procurerà. Tutto intorno si respira un’aria di pace. Domando: ‘Ho visto molte cose ma la scuola, non esiste?’. ‘No-mi spiega Francesco- come ogni adulto è padre e madre dei bambini della comunità, così è anche insegnante’. I ragazzi studiano nella comunità e poi da privatisti sosteranno gli esami della scuola pubblica. A 18 anni infine potranno decidere se rimanere in comunità oppure uscire, andare via per il mondo.
Quest’anno Nomadelfia compie 75 anni di vita, e per quel tipo di comunità è forse un record. E’ difficile condividere e vivere la vita in stretta vicinanza. Invidie, gelosie, giuste rivendicazioni o ricerca di spazi personali sono naturali; ma sorretti da una forte idealità e da valori cristiani, ecco che tutto può diventare possibile. Una società davvero diversa che riesce a mettere in pratica come vivere l’insegnamento del Vangelo: siamo tutti fratelli, perché siamo tutti figli di Dio.
A Nomadelfia non circola denaro, non esiste la proprietà privata, tutti lavorano e i lavori pesanti sono fatti insieme da tutti i partecipanti la comunità; sembra di vivere all’interno di questa comunità un vero comunismo: quello delle origini cristiane.
Certo che crisi e difficoltà non mancano, in questi anni sono state molte le vicissitudini che hanno scosso la comunità di Nomadelfia: contestata agli albori dalla stessa gerarchia ecclesiale è riuscita nel tempo ad avere i massimi riconoscimenti: nel 1981, Papa Giovanni Paolo II la visitò. Nomadelfia continua ad esistere ed a rappresentare un seme di speranza che testimonia come un altro mondo c’è.
Attualmente ci vivono circa 300 persone, tra adulti, anziani e bambini…non è un grande numero, anzi a me pare basso; dopo l’esistenza di questa realtà da molti anni, solo 300 individui testimoniano quanta difficoltà ci sia nel vivere una dimensione comunista e cristiana, oggi. Forse è non è semplice da sempre. Però è bello sapere che qualcuno ci prova.

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