Il Tirannicidio
Il tirannicidio è forse l’unica sentenza di morte ammissibile…forse. Rimane il fatto che moralmente è una condanna a morte, che colpisce un uomo come noi. Colpisce quindi tutta l’umanità. Colpisce con i nostri peccati anche la pietà e la possibilità del riscatto. Noi non siamo mai una sola persona. Il male che vediamo è il male che possediamo. Tutti ed ognuno.Inoltre si può sempre riflettere come fece Hannah Arendt, durante il processo di Gerusalemme nel 1961, quando fu condannato a morte Adolf Heichmann, responsabile della morte di oltre 5 milioni di ebrei.
Con un libro titolato ‘La banalità del male- Eichmann a Gerusalemme’, Hannah Arendt aveva affrontato il problema morale, sociale, giuridico e politico che sta dietro ai crimini contro l’umanità: la mancanza di un pensiero critico, l’accettazione ubbidiente di ordini nel nome di un dovere ‘superiore’.
Il male commesso da Heichmann, un uomo insignificante, era stato possibile perché inconsapevolmente svolto da altre migliaia di persone: brave massaie, buoni soldati, onesti impiegati, scrupolosi generali e servizievoli cittadini che avevano messo in moto una feroce macchina di morte.
Così si può dire di ogni despota, di ogni dittatore, di ogni personaggio pubblico, che ha la particolare capacità di tirare fuori il male dentro di noi: quel male banale. Appunto.
Saddam Hussein ha potuto svolgere per molti anni la repressione del suo popolo perché molti suoi cittadini comuni, molti suoi bravi generali e militari, sostenuti dagli stessi paesi che ora lo processano, lo hanno ‘aiutato’. Lo stesso popolo che esulta alla condanna, prima era al suo acritico servizio.
Infine Saddam Hussein non è Osama Bin Laden; di quest’ultimo era un nemico. Saddam Hussein era il più occidentale dei dittatori.
Ora nel popolo iracheno assistiamo invece ad un male nuovo. Ora in Iraq si rivendica, con il terrorismo, appartenenze di sangue e di religione…un altro aspetto della banalità di esseri persi nella ricerca di qualcosa che non hanno.
*Pubblicato oggi su L'Unità
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