giovedì, novembre 23, 2006

Habib e la casa

Solo pochi mesi fa Habib aveva gioito e festeggiato per l’Italia campione del mondo. Per Allah, lui si trovava proprio nel paese vincitore della Coppa del Mondo di Calcio; per quello aveva telefonato subito alla famiglia per fare sentire i cori e i boati di allegria: tutto vero e bello. Per Allah, si sentiva davvero fortunato.
Habib ora invece avrebbe mandato al diavolo: Gattuso, Buffon, Cannavaro, insieme a tutto il resto…colpa della burocrazia, che fa del contratto di lavoro un contratto di vita. Come si può subordinare affetti, identità, famiglia, valori al contratto di lavoro? Un lavoro che per vivere ti fa adattare a qualunque situazione, prezzo e maniera: con straordinari, umiliazioni, silenzi.
Si capisce quanto poco vali, quanto i diritti umani siano aleatori. Tu conti per le braccia, per la fatica, per il resto non vali nulla. Ecco, forse invece che le braccia, avesse avuto dei ‘buoni piedi’, allora sarebbe cambiato il suo destino. Eppure i piedi erano buoni, lo avevano condotto qui. Ne aveva fatta di strada Habib: aveva attraversato una parte del Sahara, aveva camminato tantissimo…grazie ai suoi buoni piedi.
Ora era fermo in coda aspettando il rinnovo del permesso di soggiorno e si sentiva una bestia da marchiare. Extracomunitario, lui era quello: un extracomunitario, ma ‘extra’ a chi? Gli uomini erano andati, prima che lui nascesse, sulla Luna: ‘Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità’…là eravamo tutti extracomunitari, e l’umanità era una…sulla Luna. Pensieri semplici di Habib. Ora dove potrà trovare casa Habib?

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