Assedio alle città
Sempre più assisteremo alla miseria che assedia il nostro mondo, che poi è di tutti. Ricordo le baracche che circondavano, negli anni ’50, Roma: oggi ritornano. Oggi che siamo diventati ricchi, torniamo a vedere lo spettacolo della miseria: sono infatti circa 9.000 i senza fissa dimora nella capitale. Una cifra difficile da stimare con precisione, visto il continuo spostamento dei senza casa alla ricerca di ricoveri dove fermarsi. Sono almeno duemila le persone che vivono all’aperto, per strada o sotto ripari di fortuna, otto o novemila, invece, coloro che vivono in automobili, capanne, grotte, porticati o sotto qualche ponte. Questi sono i dati raccolti dalla comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas, che forniscono pasti caldi e qualche vestito.E Genova? Anche qui nascono veri e propri ostelli della disperazione. Sotto i ponti, a lato dei torrenti, nelle case diroccate, nei manufatti industriali abbandonati sorgono le bidonville: dove materassi, cartoni, stracci testimoniano le notti all’addiaccio di tanti homeless. Anche qui crescono i poveri provenienti dall’estero. E se gli italiani scelgono spesso la vita in solitudine, per questi ultimi prevale la vita di comunità. Così c’è da pensare che gli assedianti aumenteranno; questi si chiamano rom, zingari, rumeni, extracomunitari, ecc. che per raccogliere qualche nostra briciola, perdono la loro dignità Noi invece perdiamo ogni giorno l’umanità. Cosa fare?
Il problema è soprattutto intorno alle città e nelle città: un’altra contraddizione del nostro sviluppo che crea miseria sulla miseria. Ricordo che i nostri paesi, quelli dell’immediato entroterra si sono svuotati negli anni; sappiamo tutti come quelle zone hanno consentito di vivere, con una economia rurale povera ma dignitosa, a molte generazioni dei nostri antenati: perché non recuperare questa economia famigliare, che si reggeva sul bosco e sulla fascia di terra? Sarebbe anche un momento per fare rivivere una terra abbandonata e soggetta alla desertificazione. Una prospettiva ecologica per risanare molte storture con la riscoperta del valore della terra: la madre di tutti.
Invece che le baracche facciamo rivivere i paesi abbandonati. Può essere una proposta fattibile.
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Pubblicato oggi, domenica 26 agosto, su Il SecoloXIX
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