giovedì, dicembre 06, 2007

Berlusputin di Marco Travaglio


Comprensibilmente distratti dagli eventi, giornali e tv hanno purtroppo trascurato la vera svolta della politica italiana: il nuovo look di Bellachioma. Da qualche giorno l’ometto di Stato, come lo chiamava Claudio Rinaldi, se ne va in giro con una t-shirt nera sotto giacca grigia al posto del doppiopetto incamicia to e incravattato. Parrebbe una penosa imitazione di Giorgio Armani, che sposa il nero degli abiti con l’argento della chioma. In realtà lo spirito-guida della new wawe arcoriana viene da lontano, dalla Russia con furore: è Vladimir Putin che sfoggia da sempre un dark look con t-shirt nera sotto giacca nera. Ora, per carità, stendiamo un velo pietoso sulle differenze fra Bellachioma, Armani e Putin. A cominciare da quelle fisiche e pilifere: l’ometto in nero, più che Armani o Putin, ricorda uno scarrafone un po’ sovrappeso, anche per l’abbinamento del nero della t-shirt con quello dell’asfalto che è tornato a coprirgli la capa dacché il trapianto ha fatto una cattiva riuscita.
Ma la svolta, pur fallita sul campo, è interessante almeno per le intenzioni. Che sono tre. 1) Nonno Silvio, 71 anni suonati, nipotini sparsi qua e là e gli ex alleati che gli rinfacciano l’età e persino il conflitto d’interessi, deve apparire più che mai giovanile, atletico, scattante. L’altro giorno il suo Giornale, che dopo Belpietro pare diretto da Antonio Cornacchione, titolava ammirato in prima pagina: «E Silvio corre», magnificandone lo sprint da centometrista che «ha sorpreso gli stessi uomini della scorta» (comparse addestrate a fingersi in affanno quando lui sgambetta per strada). 2) Una questione di marketing: il Partito delle Libertà o come diavolo si chiama stenta ad apparire nuovo, anche perché il leader è quello vecchio: lo stesso che 14 anni fa lanciò Forza Italia in un supermercato di Casalecchio e l’altro giorno l’ha sciolto dal predellino di un’auto in San Babila, salvo precisare che non lo scioglie più, o forse lo fa sciogliere a Dell’Utri, nell’acido. Ma il presunto popolo delle libertà - diversamente da Giovanardi in entrata, da Adornato in uscita, dai leader del Pd sempre pronti ad abboccare e dai giornalisti al seguito sempre pronti a servire - non s’è granché appassionato: ai gazebo di Palermo, che è tutto dire, erano quattro gatti. Così il pover’uomo, non potendo cambiare il brodo, tenta di cambiare pentola. Hai visto mai che chi s’è bevuto di tutto e di più s’accontenti della t-shirt. La terza ragione è subliminale, psicologica e fa quasi tenerezza per il suo aspetto fanciullesco: lui vorrebbe essere Putin, come un bambino vorrebbe essere Totti. E, non potendo (ancora) diventarlo, lo imita nel vestiario. Un oppositore non dialoga? Lui lo fa arrestare. Un imprenditore si mette contro i suoi monopolii? In galera dieci anni. Una giornalista scrive male di lui? Viene trovata morta ammazzata, così non c’è nemmeno bisogno di andare in Bulgaria a chiedere la sua testa. Uno spione parla male di lui? Il polonio 210 fa miracoli. La folla protesta? Lui la fa manganellare e poi arrestare, o arrestare e poi manganellare (ma questo accade anche da noi). Rischia di perdere le elezioni? Scioglie qualche partito avversario, crea un clima di terrore, controlla tv, giornali e istituti di sondaggio, tarocca gli exit poll, organizza brogli in gran stile al punto che se ne accorgono persino l’Ocse e Bush, e alla fine Sarkozy gli telefona per fargli i complimenti. E senza dover sopportare un Bondi, un Cicchitto, una Brambilla. Per questo Putin piace tanto. «Ho parlato con Putin ­ spiegò il 16 marzo 2004 - mi son fatto spiegare come si fa a prendere il 71% alle elezioni». E, a chi ricordava i suoi trascorsi comunisti nel Kgb, rispose sdegnato il 23 dicembre 2005: «Putin è un fiero anticomunista: non era mai stato convinto di quell’ideologia, ha vissuto l’assedio di Stalingrado». Non male per uno nato nel 1952. Per 5 anni lo statista di Milanello ripetè che «la Russia di Putin è matura per entrare nell’Ue». Poi garantì che «in Cecenia non è successo niente, a parte il terrorismo» (e un milione di civili sterminati). Ultimamente ha giurato: «Putin è un sincero democratico, me l’ha detto lui». Ecco: può essere questa un’ottima base per il dialogo sulla riforma elettorale: il modello russo corretto alla cecena. Con t-shirt nera obbligatoria. Per chi ne fosse sprovvisto, è bene accetta la camicia nera. Che si porta su tutto.
da l'Unità

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