sabato, gennaio 05, 2008

Il Kenya fa riflettere

Con il Kenya sull’orlo della guerra civile abbiamo una sensazione di dejavù e la constatazione che a distanza di oltre mezzo secolo l’Africa non ha ancora trovato un equilibrio politico sociale. Erano gli inizi degli anni ‘60’ quando l’Africa con le guerre di liberazione e le conquiste dell’indipendenza si affacciava sulla scena mondiale con la speranza e la fiducia per la costruzione di un mondo più giusto e libero. Passarono pochi anni e tutti i leader di quelle battaglie anticoloniali che presero il potere furono rovesciati, imprigionati, esiliati o uccisi. L’Africa rivelava la condanna umana a ripetere il dramma del potere: ascesa e caduta; passione e morte.
L’Africa prima di Nasser, (era il 1956) non aveva nessun nome da portare nella storia del mondo. L’Africa era anonima: i mercanti vi avevano prelevato milioni di schiavi, i bianchi avevano tracciato delle linee creando ipotetiche nazioni, avevano massacrato intere tribù, depredato le ricchezze naturali, e di nessun martire ci era pervenuto il nome. Dopo, con le lotte di liberazione, arrivarono molti nomi: Ben Bella, Nkrumah, Sékou Tourè, Lumumba, Idi Amin Dada ecc.
Come diceva Kapuscinski, la storia risponde alla domanda: perché? Il perché potrebbe essere il perpetuarsi delle dittature: la dittatura suscita l’opposizione e l’opposizione organizza il colpo di stato. Il ciclo ricomincia. Il processo di democratizzazione è lento e in Africa è ancora tutto da raggiungere.
In Africa i veri partiti sono le tribù; ognuno appartiene ad un gruppo etnico ben distinto che continua a fare la guerra con gli altri.
Ora la rielezione del presidente Mwai Kibaki, un politico di 76 anni con oltre 45 anni di attività, sotto accusa di brogli elettorali, rilancia la guerra tribale tra i kikuyu e i lou. Solo l’intervento dell’arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace, e della Comunità Internazionale si è riusciti per il momento a frenare una crisi dalle conseguenze devastanti per tutto il Corno d’Africa.
Nel frattempo è bene ricordare che dal 31 gennaio 2007 sono in corso 29 guerre e di queste 9 sono in Africa. Se non si ferma quella del Kenya si arriverebbe a 10. Ecco l’elenco: Algeria 150 mila morti dal 1991 - Costa d’Avorio 5 mila morti dal 2002 - Nigeria 11 mila morti dal 1999 - Ciad 50 mila morti dal 1996 Sudan-Darfur 250 mila morti dal 2003 - Rep.Centrafricana 2 mila morti dal 2003 - Somalia 500 mila morti dal 1991 - Uganda 20 mila morti dal 1986 - Congo R.D. 4 milioni di morti dal 1998.

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