lunedì, settembre 29, 2008

Alcune considerazioni sulla salute oggi

Il sistema sanitario crea incessantemente nuovi bisogni terapeutici; si sono moltiplicati a dismisura gli esami diagnostici specialistici a scapito dell’indagine personale. Chi ricorda più che l’incontro con il medico era essenzialmente verbale? La visita medica era una conversazione. Il paziente raccontava ed il medico ascoltava e ascultava. Era un dialogo intimo che metteva in chiaro uno stato del sentire, preliminare alla diagnosi, per cui già in quella fase entrava in funzione insieme l’aspetto terapeutico.
‘Oggi più aumenta l’offerta di sanità, più aumenta la richiesta di questo bene. E’ come se ci scoprissimo tutti ammalati di una specifica malattia, nello stesso momento in cui si dice che è stato scoperto un sistema per diagnosticare e guarire quel male. E’ possibile? Sembra di si. La medicina che cura i sintomi mantiene in vita la malattia. I farmaci diventano un business incredibile’.
Queste cose le diceva un grande pensatore Ivan Illich, nel 1999. Egli usava l’istituzione sanitaria come un esempio controproducente: il paradosso sociale e culturale per cui la terapia produce malattie.
Il rifiuto della vecchiaia, come del dolore e della morte, ci porta a prolungare la vita in modo disumano, artefatto, indegno. Lo sradicamento operato dalla diagnostica ossessiona malati e anziani spingendoli a rifiutare la loro condizione.
Quanto più è alta l’offerta clinica di intervento per la salute, tanto più si sente la mancanza di salute. La diagnosi ‘obiettiva’ degli strumenti tecnologici, crea una patologia ‘soggettiva’. Tanto più cresce la modernità, tanto più sale l’angoscia.
Cosa dobbiamo pensare? La salute oggi è questa.

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