Ieri sera ho visto a teatro Sabbatico di Pino Petruzzelli: teatro di parola, teatro povero, teatro d'affabulazione, teatro di contingenza ma capace di descrivere una crisi come risorsa per conoscere l'altro e il mondo.
La scenografia è fatta di un solo rotolo di corde posate per terra dove a fianco il protagonista, tale Gerardo Cozzolino, racconta il suo mese di forzato congedo dal supermercato genovese dove lavora. Ha inizio così la narrazione del suo viaggio consigliato dal barista cinese: una semplice gita in montagna che si trasforma in un itinerario improvvisato dove si incontrano diversi personaggi e alternativamente dei cani. Il peregrinare senza meta lo porterà in Puglia sua terra originaria.
Il viaggio così assume il sapore di un ritorno; di una inconsapevole regressione che porterà Cozzolino di fronte alla possibilità di fare scelte per lui inimmaginabili fino a quel momento...
Chi ha detto che il viaggio è anche ricerca dell'essenziale? Ebbene qui l'essenzialità la si ritrova dall'inizio e in questa opera di teatro povero, fatta da un solo uomo-spettacolo, si riesce ugualmente a vivere molte emozioni in maniera piena. Bravo Petruzzelli.
Una domanda all'autore: non sarà che Cozzolino voglia fare in un certo senso il verso a Checco Zalone? Infatti le origini pugliesi di entrambi hanno nel cozzalone e cozzalino una equivalenza: sta per il genovese belinone; un ingenuo a cui capitano tutte!
giovedì, dicembre 12, 2013
Sabbatico di Pino Petruzzelli
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