Il dipartimento di Psicologia dell'Università Bicocca di Milano ha organizzato, il 10 dicembre scorso, un convegno sul tema: L'autogestione nelle fabbriche recuperate: una questione economica, sociale e psicologica.
Ne è scaturito un dibattito dove le cronache del lavoro, per il lavoro e sul lavoro, sono state esposte in maniera interessante attraverso gli interventi sulla materia, spunto per grandi riflessioni.
Io su invito di Luigi Fasce (psicologo in pensione che ha deciso di diffondere impegno e cultura politica) ho partecipato con piacere e qui riporto un sommario resoconto, spero utile ai lettori.
I lavori coordinati dal professor Luigi Ferrari sono stati aperti con la relazione di Aldo Marchetti con: 'La sfida dell'autogestione nel tempo della globalizzazione e del neoliberismo'.
Aldo Marchetti ricorda che la storia della cooperazione caratterizza la prima fase del socialismo come risposta al modello economico liberista della seconda metà dell'Ottocento. Il regime fascista prima distrugge le cooperative esistenti, agricole, imprenditoriali, dei consumatori ma poi nel 1925 il fascismo le istituzionalizza. Attualmente una grande variegata e controversa realtà economica. Infatti non sono assimilabili tra loro le cooperative di consumatori così come quello sociali, del terzo settore no profit con le cooperative di impresa lavorativa.
L'autogestione ha una storia diversa e minore.
Mentre le cooperative si sviluppano e si incardinano nell'economia capitalista, le autogestioni ne sono in conflitto aperto minando il sistema dall'interno delle fabbriche.
Aldo Marchetti svolge un breve excursus su cosa si intenda per autogestione: un autogoverno che si trova a fare esperienza in momenti storici rivoluzionari. Nel 1860 con l'esperienza della Comune di Parigi si pensa all'autogestione perfino della città di Parigi. Ad ogni modo le esperienze di autogestione, sono esperienze economiche che segnano insieme il passaggio per certi versi dall'autoritarismo, dalla gerarchia, al collettivo; alla democrazia economica compiuta. L'autogestione che si riesce a tramandare si trova nei modelli storici come un cane in chiesa. Sono momenti propedeutici al socialismo; sono considerati aspetti più pedagogici che fondamentali per l'economia. I filoni marxisti del socialismo prima e del comunismo poi la cooperazione non l'hanno mai accettata.
Oggi abbiamo, dopo le critiche del passato, delle esperienze che rivalutano le autogestioni. Nel mondo esistono diverse realtà: i Sem Terra in Brasile, dove si sperimenta una riforma agraria autogestita; gli Assefa in India- costruzione di villaggi rurali che dallo sviluppo agricolo passano a quello economico sociale e spirituale-; quello delle le oltre 250 fabbriche recuperate in Argentina, rappresentano elementi di grande interesse.
L'avvilimento della democrazia da parte del neoliberismo trova in queste esperienze un possibile recupero di reale democrazia.
La relazione di Luigi Malabarba è una testimonianza di esperienza diretta di una autogestione: quella della RiMaflow. Tutto nasce dopo le lotte del 2009 per la difesa del posto di lavoro della fabbrica Maflow, che operava nel campo dell'automobile. Quella fabbrica nel dicembre 2012 chiudeva per ragioni di speculazione finanziaria e nel febbraio 2013, con l'avvio di un progetto autogestito, chiamato Rimaflow, iniziava un percorso di autogestione.
Con le parole d'ordine: Reddito, Lavoro, Dignità, Autogestione veniva recuperata la fabbrica ed inserita dentro una idea nuova di intendere produzione e consumi. In quanto sindacalista Gigi Malabarba avverte di quanta poca alternativa esista nelle lotte a difesa dei lavoratori: 'Il progetto capitalista alla produzione pare non abbia alternativa. Su questo punto bisognerà lavorare molto. Lavoro e reddito viaggiano come elementi indistinti...per questo le risposte sono tutte da pensare. '. Oggi la fabbrica aperta grazie a RiMaflow si rapporta con il territorio del Comune di Trezzano sul Naviglio, ed è un laboratorio in divenire.
Altra testimonianza diretta di occupazione e tentativo di autogestione con un obiettivo di cooperativa è quello che vede protagonisti la multinazionale Unilever -colosso agroalimentare secondo al mondo- e i 189 dipendenti della fabbrica a Marsiglia. Qui abbiamo tre sentenze consecutive del Tribunale di Marsiglia che ha dato ragione agli operai contro i piani della proprietà.
A raccontare l'esperienza vissuta è Dominique Basset.
Per gli occupanti della fabbrica marsigliese lo slogan è: Il miglior modo i creare lavoro è quello di mantenere quello che già esiste. La lotta dura da tre anni e all'inizio ha visto l'impegno delle istituzioni e in primo luogo quello dalla Regione di Marsiglia. Oggi visto il cambio di maggioranza politica -andata alla destra- sembra tutto più problematico. Problemi che si aggiungono a quelli della ricerca del marchio e la sua commercializzazione per la produzione di un nuovo thè. Dominique Basset spiega che la questione del marchio dovrà passare in un primo tempo attraverso la grande distribuzione, ma questo sarà solo un primo passaggio. Poi la produzione, che dovrà essere ecologica, avverrà con la sinergia del Mercato equo e solidale. Un primo risultato sarà l'uguaglianza di reddito. Per partire con l'esperienza di cooperativa si avranno all'inizio 50 occupati; in seguito cresceranno fino a 100.
Dominique Basset trova incoraggiamento attraverso gli applausi convinti della sala.
Il coordinatore Luigi Ferrari visto l’assenza giustificata per questioni di salute di un relatore, apre il dibattito ai partecipanti peraltro molto numerosi.
Luigi Fasce coglie subito l'occasione per ricordare che l'esperienza argentina menzionata da Marchetti ha avuto una sua base esperienziale in Italia con la legge Marcora 1986, che per iniziativa delle organizzazioni cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop, in applicazione costituzionale dell'art. 46 per cui 'La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.', che prevedeva un fondamento giuridico ed un sostegno economico per la costituzione di cooperative e che ha consentito ai lavoratori di salvare moltissime imprese in via di fallimento. Quella legge ha ricordato Luigi Fasce, c'è da insistere per un rilancio di quei valori fondanti l'economia con finalità sociali.
Altri interventi porranno domande su quanto, nell'attuale realtà di globalizzazione, siano fattibili percorsi di autogestione che durino e diventino esempio per nuove economie del lavoro; insomma di nuove cronache del lavoro.
Il convegno chiude con una Tavola rotonda che illustra su quanto l'autogestione sia poco raccontata e faccia notizia nell'ambito dell'informazione.
Marco Pucciarelli di La Repubblica, Francesco Savelli del Corriere della Sera, Guido Rossi del Giornale radio RAI insieme al sindacalista Gianni Polo coordinati da Francesco Colucci, riporteranno le loro opinioni.
Per M. Pucciarelli l'autogestione, la realtà di fabbriche recuperate è marginale e seppur doveroso raccontarle e darne notizia trova pochi riscontri o meglio interfacce sia nel mondo politico che in quello in generale del lavoro. Per quanto riguarda la cooperazione, quindi le cooperative, visti gli scandali questo mondo ha perso credibilità. Le cooperative pare siano diventate nuovi strumenti di sfruttamento del lavoro: elementi di occupazione a basso costo con finalità che poco hanno a che fare con la filosofia cooperativistica.
Per F. Savelli le notizie di autogestione sono da raccontare, però rimangono confinate in trafiletti, i spazi dove le notizie del campo economico finanziario prendono il sopravvento seguendo un andamento ormai scontato e attualmente difficilmente modificabile. Visto anche l'imperante pensiero del mercato.
Per G. Rossi la RAI cerca di fare molto per illustrare e dare notizie su questo aspetto dell'autogestione delle fabbriche, certo è che non è la notizia o il reportage a modificare l'atteggiamento politico e sociale su questo tipo di lotte e di economia dal basso. Deve cambiare l'approccio politico.
Francesco Collucci conclude augurandosi che dal dibattito ognuno riesca a trarre delle riflessioni che siano utili ad affrontare in modo sempre più consapevole l'aspetto dell'autogestione e quanto queste azioni rimandino ad altri significati profondi di riconquista di democrazia e antiautoritarismo.
Un interessante incontro di cui bisogna complimentarsi con il Dipartimento di Psicologia della Università Bicocca di Milano e gli organizzatori del convegno.
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