Dico subito che di Tiziano Terzani sono un estimatore: ho letto tutti i suoi libri e considero il suo ultimo: Un altro giro di giostra uno dei più belli da me letti.
All'uscita di questo suo nuovo libro postumo ero perplesso. Che sia una raccolta di articoli già pubblicati? Uno zibaldone del suo pensiero sul mondo? No. Sono i diari e gli appunti conservati nel computer, in quaderni e floppy disk, di questo straordinario viaggiatore dell'Asia, sono le riflessioni e quanto sta dietro alla costruzione dei suoi libri e della sua ricerca spirituale quando viene a conoscenza del male che gli sta erodendo il fisico. Soprattutto poi emerge tra le mille cose, di questo grande testimone del '900, il suo grande amore con la moglie Angela Staude: un rapporto anche conflittuale ma che basato sulla stima reciproca diventa sempre più forte nel tempo. Un vero grande amore che mi ha commosso.
Questo libro Un’idea di destino-Diari di una vita straordinaria, che esce per la Longanesi in occasione del decimo anniversario della morte di Tiziano Terzani, avvenuta il 28 luglio 2004, ed è senz'altro uno strumento utile per approfondire l'uomo Tiziano Terzani, il giornalista, il padre, il marito, il guru, lo scrittore, il viaggiatore, il ricercatore, il mistico...
Tutto il percorso spirituale e di arricchimento personale d Tiziano Terzani è sorretto da una visione laica che mai abbandonerà; lui rimane fino all'ultimo il fiorentino comunista e razionalista che era da ragazzo. Tiziano Terzani nato a Monticelli, quartiere popolare di Firenze; nel diario annota: 'So che ho imparato moltissimo. Specie ad essere quello che son sempre stato: uno di Monticelli'.
Figlio di un meccanico e di una cappellaia, dimostra di essere uno studente eccezionale; un primo della classe portentoso. I professori consigliano i genitori di continuare a farlo studiare: gli comprano i pantaloni lunghi a rate e studia. Liceo, Università Normale di Pisa; poi all'Olivetti, fabbrica dei cervelli dell'Italia migliore, quella che cresce nel Dopoguerra e durante il boom dei Sessanta. Ancora alla Columbia University di New York per la seconda laurea. Lì stringerà amicizie e conoscenze che gli saranno utili nelle varie occasioni della vita.
In lui sente sempre più con il crescere un forte richiamo verso l'est, verso l'Asia. Non a caso ha studiato negli USA il cinese. Ostinatamente cerca un giornale che lo invii in Asia. Troverà dopo tanti giri lo Der Spiegel - un giornale tedesco. Per loro, nel '75, seguirà in Vietnam la caduta di Saigon, dove rimane tre mesi sotto il regime comunista. E poi aprirà per quel giornale le redazioni di Hong Kong, Bangkok, Pechino, Tokyo, Delhi. Intanto collabora con l'Espresso, il Messaggero, la Repubblica, appena nata, e poi con il Corriere.
Quel misterioso richiamo verso l'Asia diceva che era nel suo DNA. L'Asia diventa la sua casa, diventa il luogo dove sviluppa le sue passioni e riceve le sue più grandi delusioni. L'Asia è insieme lo scenario per rispondere alle sue domande più intime, quelle che ogni essere umano si pone nel compiere un personale cammino di evoluzione materiale e spirituale.
Tiziano Terzani nascendo povero era inevitabilmente diventato un comunista. La Cina di Mao gli era parsa un luogo dove si realizzava il comunismo e la giustizia sociale...una volta andato a viverci -prendendo anche un nome cinese, Deng Tiannuo, si accorse che era: un medioevo di morte. Un mondo dove nuovi padroni grassoni cinesi si impossessavano di tutto. Da quell'esperienza scrisse La porta proibita.
Espulso dalla Cina approdò in Giappone che non considerò mai facente parte dell'Asia, ma un paese con un popolo infelice che ha costruito una società alienante.
Nei diari scrive: Imparare dal Giappone? Neanche a pensarci. Anzi dobbiamo conoscerlo bene per non averci niente da imparare, per averlo da temere. Educhiamo i nostri figli alla fantasia, alla libertà e fregheremo i giapponesi, ma soprattutto faremo delle generazioni di felici.
Passato a seguire la caduta dell'URSS scriverà Buonanotte signor Lenin, che ne racconterà le vicissitudini.
Di tutta l'Asia egli troverà l'India come l'ideale rappresentante del mondo asiatico e culla della spiritualità universale. E' qui che deciderà di abitare e perseguire la sua ricerca spirituale; quella capace di far trovare se stessi e la pace.
Nei diari scrive: 'Sono finito in India perché secondo me l'India è l'origine di tutto, è il punto di partenza di tutto. L'India è ancora un paese dove il divino è nella quotidianità della gente, nei gesti...
Per gli indiani la vita non è fatta per essere semplicemente vissuta, ma per essere capita. In altre parole non si vive per vivere, ma per scoprire il senso del vivere. L’India assale, prende alla gola, allo stomaco. L’unica cosa che non permette è di restarle indifferente.'.
Chi si interessa di spiritualità prima o poi deve fare i conti con l'India. E facendo questi conti, con alla base la cultura occidentale, non può non incontrare le profonde riflessioni di Tiziano Terzani, nate da un'esperienza diretta e originale. Non è un caso se nel peregrinare per l'Asia Tiziano Terzani poi scelga l'India come sua dimora. Scelga quella che definisce un'Arca di Noè delle civiltà e dell'umanità. E' in India che si ritrovano tutte le grandi contraddizioni dell'Uomo e sempre in India che si trovano le più vere risposte alla spiritualità. Insomma se un divino vive in noi, quel divino vaga e ha vagato in questa immensa nazione.
Con Terzani veniamo in contatto con le tante contraddizioni che attraversano l'umanità e per questo vedremo che partendo da quel pensiero, da quella misteriosa forza che gli fa scegliere l'India come luogo prediletto, arriva alla decisione di lasciare il suo corpo nella valle dell'Orsigna; nel luogo che considera la sua casa d'origine. Per questo riflette che 'non c’è una scorciatoia a nulla e che l’unica soluzione è quella conosciuta e che l’ultima risorsa siamo noi, una volta messa da parte la speranza di una soluzione altrove'.
Dopo avere scoperto di essere afflitto da un tumore allo stomaco egli si trasferirà dalla casa di Delhi, dove aveva vissuto tanto con la moglie, in un rifugio sull'Himalaya, a Binsar in una baita ai piedi del Nanda Devi, la montagna più alta e più divina dell’India. A 2300 metri di altitudine, senza elettricità né acqua corrente, nel cuore di una foresta antichissima, qui vuole scrivere la sua storia col cancro, sarà Un altro giro di giostra: 'un libro sull’America, un libro sull’India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro sui tanti modi in cui le diverse culture, specie orientali, affrontano il problema umano; alla fine sono tanti libri in uno: un libro leggero e sorridente, un libro su quel che non va nelle nostre vite di uomini e donne moderni e su quel che è ancora splendido nell’universo fuori e dentro tutti noi'.
Binsar rappresenta la ricerca di una solitudine rimarcata. In questa solitudine dei boschi in Himalaya, nell’ultima parte della sua vita, Terzani incontra il suo principale interlocutore, il guru Vivek Datta, un intellettuale acuto e un abile provocatore, in cui si misura quotidianamente.
Gli scambi con Vivek Datta e sua moglie Marie Therese, sono passaggi che ho trovato ricchi di spunti per riflessioni sulla vita e la morte che danno a tutto il libro una dimensione spirituale alta e preziosa. Sempre a Binsar, dove Terzani scrive nella sua solitudine le lettere d'amore più belle alla moglie Angela, egli sconta l'inquietudine del suo vivere, dove il restare e il fuggire si alternano senza soluzione di continuità. Angela lo raggiungerà a Binsar diverse volte e quelle note sul suo diario sono pagine bellissime di descrizione di momenti felici che paiono toccare l'eternità con il tocco dell'armonia di una natura incantata che li circonda.
Infine a Binsar, Tiziano Terzani scrive: Nel mio rifugio senza elettricità e senza telefono, solo con la grande Maestra Natura, risento il valore sacro del silenzio, e mi convinco che la cura di tutte le cure, la vera medicina per tutti i mali consiste nel cambiare vita, cambiare noi stessi e con questa rivoluzione interiore dare il proprio contributo alla speranza in un mondo migliore.
Per concludere annoto che per me il libro è stato una miniera; quella stessa miniera che Tiziano Terzani dice poi la si trovi in ogni posto: 'Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare'.
Grazie Tiziano.
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