Parte quarta
Quegli anni '70 non furono solo terrorismo, per me ci fu l'incontro con Anna, l'amore vero e la nascita di mia figlia Chiara, la gioia. In quegli anni cambiai lavoro o meglio lasciai il mestiere di litografo: l'azienda grafica editoriale dove lavoravo si era trasferita da Mura di Santa Chiara in Carignano a Recco -Avegno. Un conto era fare il viaggio da Sestri Ponente a Genova, ma da Genova a Recco no! Per essere più vicino al lavoro avevo trovato in affitto un appartamento in viale Aspromonte...che distava circa 100 metri dall'azienda che produceva Lo Scolaro e bellissimi libri sulla città di Genova, le sue valli e i suoi forti.
Anche se molti mi invitavano a non lasciare quel posto di lavoro, che era una delle aziende grafiche più importanti della città, io preferii licenziarmi. Feci allora domanda per entrare a Il Secolo XIX. Fui assunto come cambio per sostituire chi lavorava di notte su una rotativa che faceva un rumore infernale...vigeva la legge di anzianità e le mansioni nell'organico di macchina prevedevano gli ultimi arrivati a spingere le bobine sulle benne...io ero a spingere le bobine.
La sede de Il SecoloXIX era in via Varese a due passi dalla stazione Brignole. Per me un posto vicino a casa e soprattutto pagato meglio.
Quel lavoro di notte durò circa due-tre anni e poi feci la richiesta per entrare nella squadra tecnica. Un rinnovamento tecnologico senza precedenti stava investendo la produzione dei giornali. Nel giornale seguì la rivoluzione informatica: sparì il piombo, sostituirono le linotype con delle tastiere munite di schermo (videoterminali) e attraverso l'elettronica, i computer e i programmi software cosiddetti wordprocessor, avvenne la grande trasformazione dei media- i mezzi di comunicazione. Si era imboccata una strada di non ritorno, il mondo subì una accelerazione vorticosa che con l'avvento di internet non è ancora cessata.
Lo constatammo passando dalla '500 (di cilindrata) alla "1200" in un crescendo di comfort e velocità. Oggi sembriamo tutti più ricchi ma siamo più nevrotici; siamo più longevi, ma più malati. Oggi appariamo tutti più giovani levando a quelli veri la possibilità di vivere la loro età... ma ancora avremo degli abbracci mancati, ancora avremo delle gioie di nome Chiara e soprattutto riusciremo con le lacrime e l'allegria a scoprire l'amore che si ha già, che per me porta il nome Anna.
Anche la mia Anna è di Sestri Ponente. Abbiamo scoperto di essere di sestrini nel centro di Genova, in un bar di Carignano, dove ci siamo conosciuti e vicino a dove lavoravamo...io presso una casa editrice, lei caposala all'Ospedale Galliera. Lei era nata in via Travi. Lì aveva come me giocato in strada tra i trogoli vicini e via Biancheri...meglio dire da 'i portici'. Sì a Sestri Ponente nessuna via rispettava la toponomastica corrente...Via Garibaldi -diventata poi via Sestri -era semplicemente la via dritta; via Mazzini -diventata via Ciro Menotti -era la parallela. Vico Erminio ad esempio era conosciuto solo come vico Spunciacû; come via Ghiara era vicolo del pappagallo. Non dimentichiamo poi la quarta, l'ottava, erano i nomi delle cooperative edilizie...quelle cooperative che nacquero per prime in Italia proprio a Sestri Ponente. In via Guido Sette ci sono le prime case nate in cooperativa d'Italia. Infatti molte vie riportano i nomi delle cooperative costruttrici come via Libertas, via Concordia, via San Luigi, via Rollino, via Canobbio. Quanti poi sapranno che via Sparta è l'acronimo di Società Per Azioni Rivendita Terreni Appartamenti? Forse è più naturale pensare alla città dell'antica Grecia, alla rivale di Atene.
Anche a Genova negli anni '50, come in molte città italiane, nascevano le coree; in particolare fu proprio a Sestri Ponente che nacque un quartiere che prese il nome di Corea. Quel nome segnalava, per dove venivano costruiti quegli agglomerati periferici, un territorio fatto per accogliere i nuovi immigrati. Quell'appellativo aveva come riferimento distanza, marginalità disagio...ma lì si insediarono e arrivarono quelli che poi sarebbero diventati i nuovi sestrini. Ho sempre pensato che chi sa conservare le sue tradizioni, trasmettendole agli altri faccia diventare del posto anche chi non lo è. E Sestri di cose da insegnare e trasmettere ne aveva tante.
C'era forte un senso di comunità. Era facile trovare solidarietà. Una povertà diffusa rendeva le persone più vicine e questo facilitava ad aiutare chi era in difficoltà. I luoghi di lavoro poi cementavano amicizie. Devo aggiungere che chi mangia e apprezza la cucina del posto con le sue specialità, che per Sestri Ponente sono la Farinata di zucca e il Preboggion, diventa sestrin a tutti gli effetti.
Con la costruzione della Corea, Sestri raggiunse negli anni '70 il suo massimo storico di abitanti: circa 80.000.
In molte città come Milano quegli insediamenti chiamati coree avevano anche una connotazione di abusivo, di irregolare. Per Sestri Ponente bisogna dire che la Corea divenne da subito parte integrante del quartiere e le case che vi furono costruite avevano dei requisiti di buona vivibilità, anche se è facile vedere anche lì molti aspetti speculativi; l'utilizzo intensivo degli spazi. Quella della Corea sestrina fu una speculazione che non raggiunse i livelli che oggi possiamo vedere nelle costruzioni degli anni '60, che hanno deturpato le colline sopra Marassi, Quezzi ecc...via Giglioli, via Fereggiano, via Robino, sono esempi di cementificazione selvaggia. Possiamo anche aggiungere che la Corea di Sestri Ponente non ha il degrado dei quartieri collinari costruiti con l'emergenza casa negli anni '70 come il CEP di Prà, la Diga di Begato o le cosiddette Lavatrici di Pegli-Prà.
Seguirà parte quinta
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