martedì, dicembre 21, 2004

Consiglio di lettura per scrittori impenitenti

Ci si domanda spesso sulle ragioni dello scrivere, sull’essenza di questa pratica diffusa, di mettere in lettere i propri pensieri e desideri, i propri sogni e bisogni; il libro di Cees Nooteboom, ‘Il canto dell’essere dell’apparire’ risponde a questa domanda in modo efficace.
In questo momento di blog, di informatizzazione di massa, dove lo scrivere ha trovato nuove ragioni e nuove forme, rimane nella sostanza lo stesso interrogativo: perché scrivo? Perchè scriviamo?
Oggi che la Rete, Internet, ci fa editori di noi stessi dando la possibilità di dar sfogo in maniera illimitata alla passione dello scrivere, cosa continua a sorreggere lo scrittore in questa avventura comunicativa?
Dall’ introduzione del libro, ‘Il canto dell’essere dell’apparire’, veniamo a sapere che lo scrittore, Cees Nooteboom, ha iniziato a scrivere con la storia di un viaggio in autostop: ‘Philip e gli altri’, seguiranno, con le poesie, altre raccolte di prose di viaggio. Così sappiamo che viaggiare, scoprire, vedere, verificare realtà diverse è il primo elemento dello scrivere, il suo senso: è riflettere sullo sguardo, sul ritratto della realtà che ci si presenta davanti ogni volta e ogni volta vogliamo confrontare con gli altri.
Pubblicato nel 1981, ‘Il canto dell’essere dell’apparire’ è il dialogo tra uno scrittore, intento a scrivere una storia ambientata nella Bulgaria dell’ottocento, con un altro scrittore. Le invenzioni, gli artifici, la creazioni di atmosfere per il solo fatto d’immaginarle diventano reali; reali come i personaggi della storia che, una volta descritti, diventano più veri degli autori stessi.
Il piccolo libro, di appena 95 pagine, riesce a trasmettere tutta la leggerezza e l’importanza della scrittura concludendosi, ironicamente, mischiando luoghi, personaggi e atmosfere. Un romanzo nel romanzo; questo gioco letterario, che ha la lunghezza di un racconto, fa partecipare il lettore ad una realtà fittizia che non esaurisce la storia anch’essa inventata.
Alla fine il racconto non esiste più. Ma è mai stato scritto? Sì, non inventiamo e costruiamo mai niente che non esista già. La scrittura pur con tutta la magia, dell’essere e del far apparire, racconta sempre una realtà: la nostra, tanto nostra, da non poter non essere vera.
Buona parte del fascino di questa scrittura, però bisogna ammettere, è dovuto alle capacità di Nooteboom che in tutti i suoi scritti sa immettere le impressioni di una buona conoscenza di arti e cose, di cultura, proprie di un grande viaggiatore.
Ecco allora che di Nooteboom esce un ‘essere’ a discapito dell’ ‘apparire’ proprio di molti altri scrittori. In fondo qualunque cosa facciamo parliamo sempre di noi e lo scrivere più di ogni altra cosa ci rivela.

Il canto dell’essere e dell’apparire
Di Cees Nooteboom
Ed. Iperborea
Euro 16

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