lunedì, agosto 22, 2005

Venite clandestini


Venite clandestini, venite uomini, fratelli.
Venite, voi che attraversate mari e strade polverose.
Voi che camminate per trovare un destino migliore.
Voi mettete in movimento anche noi.
Non saranno piccole leggi, ordini di polizia, reti o sbarre a fermarvi.
Non sarò io che sento il vostro dolore.
Per noi basterà vedere un vostro sorriso, perché cada la nostra immortalità.
Per la vostra speranza, per quella, noi continuiamo a vivere.
Per quella ora anche noi siamo pronti a ripartire.
La vita, questa vita, è provvisoria. Restiamo qui per poco.

Venite bambini, venite meticci.
Venite con tutti i vostri colori.
Sapete chi disse che cielo, mare e terra non devono avere padroni?
Sapete quale rispetto e dignità aveva Nuvola Bianca della tribù degli Iowa?
Là era arrivato il nostro occidente e sempre più in là si spinse per trovare l’India.
Là era arrivato senza felicità.
Ora vorrebbe ritornare a casa da solo ma si trova nuovi inquilini.
Ora resuscita un Dio dimenticato; quello stesso Dio nato ai suoi confini.
Quel Dio è sempre clandestino e sempre pronto a morire a questa vita.
Quella è la sua forza, sapere che rinasciamo in lui uguali.

Nessun commento: