Iraq finito
L’Iraq è finito. L’Iraq come nazione indipendente, e soprattutto democratica, non esiste neppure più come idea. E’ in corso una guerra civile che farà rimpiangere Saddam Hussein; certi popoli e culture pare vivano meglio sotto un sistema poliziesco estremo.Gli USA hanno fallito due volte e se per loro l’Iraq non si trasformerà in un Vietnam, sarà pur sempre una sconfitta; oltre che la perdita di autorevolezza su tutto il mondo arabo.
Quello che sta succedendo in Libano è il risultato di una politica sbagliata di Bush e dell’america conservatrice. Pensare che un po’ di democrazia d’esportazione, innesti circoli virtuosi positivi in Medioriente è stata una grande illusione. Insieme la conferma che la democrazia si può conquistare con le armi in Europa ed in altri stati del mondo, ma non dove non è mai stata conosciuta e, al di là di un voto segreto e libero, non rappresenta niente. La democrazia è qualcosa di più: è consapevolezza di diritti e doveri; è partecipazione alle scelte per risolvere problemi comuni…è libertà anche di costumi.
L'Iran è il vero vincitore della partita giocata in quella zona. Teheran ha tutti gli strumenti per rafforzare la propria influenza su molta parte del mondo arabo e può ragionevolmente progettare di cacciare a pedate gli Stati Uniti. Ora si rivolgeranno tutti ad Ahmadinejad per accettare un compromesso sul nucleare e sulla ridefinizione della politica mediorientale. Il momento è tragico e buona parte della responsabilità è ancora degli Usa e di Bush; possiamo solo sperare, che quel cowboy, non ci trascini in una nuova guerra mondiale.
La soluzione armata ai problemi ne crea di nuovi e più forti, carichi di odio e morti. Israele, forse conoscendo i suoi vicini, che pare ascoltino solo la repressione violenta, si fa prendere da i suoi antichi precetti di un Dio di vendetta: occhio per occhio, dente per dente. A noi disarmati spettatori non resta che pregare quel Dio nuovo, tanto nuovo che non ha ancora convinto quelli a cui ha donato la vita: il Dio d’amore.
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