Guerra in Ossezia
Oggi leggiamo su tutti i quotidiani del conflitto in Ossezia…una regione della Georgia ai confini della Russia che chiede l’indipendenza. Sono molte le zone dell’ex impero russo, a noi spesso sconosciute, chiedono l’ autodeterminazione del loro territorio. Sono le numerose ferite che la caduta del regime sovietico ha messo allo scoperto. Conosciamo in molti la Cecenia per i gravissimi atti terroristici e per la lunga guerra che vede impegnata la Russia. Chi non ricorda la tragedia inumana di Beslan? Con il suo altissimo numero di vittime dell'odio, fra cui moltissimi bambini e ragazzini, è avvenuta in una delle tante Repubbliche che costellano le parti periferiche della Federazione Russa. Accanto alla Cecenia ci sono molte piccole repubbliche: Dagestan, Tartari, Cerkessia, Karelia (accanto alla Finlandia), Adigezia, Altaj, Buriati e anche l’Ossezia…regioni di cui sappiamo ben poco. Sì, l’Ossezia è divisa in Ossezia del nord –dove si trova Beslan- e Ossezia del sud che fa parte dal 1991 della Georgia. La superficie della regione è di 3900 Km², con appena 70.000 abitanti. L'Ossezia Meridionale si è dichiarata repubblica indipendente dalla Georgia nel 1992, senza però nessun riconoscimento ufficiale da parte di altre Nazioni; il capoluogo è Tskhinvali (40.000 ab.). Queste unità territoriali, assieme al Dagestan, formano l'estrema propaggine meridionale dell'Europa. Infatti i geografi situano il confine del nostro continente proprio lungo la catena del Caucaso; la Georgia, dunque, si trova già in Asia. E, particolare piuttosto curioso, l'Ossezia del Nord è in Europa, mentre l'Ossezia del Sud è in Asia. L'Ossezia del Sud si trova nella parte meridionale del Caucaso e presenta caratteristiche geografiche similari a quelle del nord con prevalenza montuosa. Le principali risorse economiche sono l'allevamento di ovini, l'agricoltura (mais, tabacco e legumi), lo sfruttamento forestale e l'estrazione mineraria (piombo, zinco). La maggioranza della popolazione fa parte dell'etnia degli Osseti, di ceppo europeo e di religione cristiana ortodossa, vi è inoltre una minoranza di musulmani.Io ho conosciuto molti luoghi, molte nazioni, sconosciute che formavano l’ex Unione Sovietica leggendo Imperium di Ryszard Kapuscinki. Imperium, libro edito da Feltrinelli, raccontava lo sgretolamento dell’impero comunista che si è dissolto come neve al sole lasciando Stati, paesi, etnie, culture dimenticate a fare i conti con il loro futuro, ricominciando da un passato violentato e mai sopito.
Kapuscinski è stato molto abile a descrivere quella realtà sommersa dalla violenza, che riaffiorava come in una Babele di lingue, di culture e di rivendicazioni. Quello che si è consumato tra il 1986, anno dell’incidente di Cernobil, il 1989 anno della caduta del Muro di Berlino ed il Natale del 1992, quando con le dimissioni di Gorbacev, è la lenta e inesorabile agonia di un impero in profonda crisi, un regime che non trova più le energie per sollevarsi. Nel 1992 l’Urss cessa di esistere e nasce la CSI, la confederazione russa ovvero la Russia che raggruppa gli Stati dell’ex Unione sovietica eccetto 4 Stati: la Lettonia, la Lituania, l’Estoni e la Georgia.
Con questa guerra improvvisa, scoppiata in questi primi giorni d’agosto 2008, risulta sempre più chiaro che le ferite continuano a sanguinare. Ancora problemi di identità? Di semplice voglia di autodeterminazione? Certo è che viviamo un mondo che, in un quadro di cicli storici ondivaghi, tocca nuovamente un punto basso. Una brutta storia di regressione.
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