Il sindaco di Lampedusa
di Tony Troja articolo tratto da Il Fatto QuotidianoEra il 30 marzo 2011. Berlusconi, giunto a Lampedusa, rassicurava gli abitanti sulla situazione immigrati nell’isola. E come al solito, non aveva perso tempo per mostrare buona parte del suo repertorio di balle spaziali, questa volta ad insulam: “in 48-60 ore, gli immigranti andranno via da Lampedusa”; apriremo un casinò e un campo da golf”; “abbiamo dato incarico a Rai e Mediaset di fare servizi che attirino gli italiani (a Lampedusa)”; “verranno stanziati fondi straordinari per Lampedusa”; “una moratoria fiscale”; “la richiesta all’Unione Europea che l’isola sia zona franca”; “candidiamo Lampedusa al Nobel per la pace”.
E per ultima, perla delle perle: “Mi sono, ieri mattina, domandato: ma incontrando i lampedusani, come posso dargli io la sicurezza che tutti i piani che annuncerò saranno davvero trasformati in realizzazioni concrete? Mi sono detto DEVO DIVENTARE LAMPEDUSANO ANCH’IO! Mi sono attaccato ad internet, ho scovato una casa bellissima di fronte a Cala Francese, si chiama Due Palme… e l’ho comperata! Quindi, adesso, avete, nel governo un interlocutore assolutamente interessato”.
Accanto, Raffaele Lombardo che, come al solito, è presente solo fisicamente (lo sguardo è totalmente assente) e che sbadiglia durante il discorso del premier; il sindaco De Rubeis che si preoccupa che Berlusconi non cada dal muretto dal quale parla (un’altezza vertiginosa di qualche decina di centimetri) e una signora sconosciuta che annuisce per tutto il Berlusconi Show.
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