martedì, luglio 22, 2003

Il mio '68


Raccolgo l'invito di Michele Serra fatto sull' "Amaca" di martedì 22 luglio: …qualcuno dica qualcosa in difesa di quelle lontane turbolenze (il sessantotto), prima che l'amnistia, oltre a pacificarsi tutti, sotterri la verità".
Rispondo anche perché lo stesso giorno leggo che Bossi attribuisce ai romani la nascita di "Mani pulite"; ancora interpretazioni fantasiose e prive di verità sulla storia, più o meno recente, come il '68.
Tutto iniziava negli anni'60 definiti favolosi per la musica, per il boom economico lo erano un po' meno per i fermenti sociali: venivano al pettine con i primi "lussi", un televisore o una fiat"500", le contraddizioni della società ancora compartimentata in rigide divisioni di classe. Nasceva dapprima la contestazione e con i primi capelli lunghi, i primi ritmi sincopati mischiati allo swing, il '68. Prima conosciuto come il maggio studentesco francese, il '68 in Italia diventava il '69 e più che studentesco, era operaio. Prima però bisogna ricordare gli USA e l'università di Berkley in California: là nel 1966 nasceva la contestazione giovanile. Va da sé che un grande fermento investiva tutto l'ordinamento costituito e partendo dalla scuola fino alle fabbriche cambiava il mondo.
Su quegli anni è stato scritto molto e di tutto; io non voglio fare la storia ma semplicemente dire che nessuno era escluso da quel cambiamento e la storia, molte volte vissuta come un accidente esterno dovuta a scelte politiche fatte da in alto e da altri, faceva entrare come protagonisti gli operai e gli studenti. Per me il '69 era l'anno di "Nord e Sud uniti nella lotta", delle prime battaglie per i diritti sul luogo di lavoro e delle prime riforme importanti; l'anno seguente entrava in vigore lo Statuto dei lavoratori. In un continuo accavallarsi di obiettivi progressisti civili, si assaporava uno spirito libertario con la possibilità di cambiamenti reali, mai avuti nella società italiana (obiezione militare, divorzio, aborto, legge 180): tutto questo anche sulla spinta di nuovi consumi e nuove consapevolezze. Un capitolo a parte bisognerebbe aprirlo con la lotta per la "Ciassificazione Unica", ovvero la battaglia per la conquista di pari trattamento normativo e salariale tra operai e impiegati. A quel tempo esistevano le paghe di "posto" e una forte discriminazione tra lavoro manuale e intellettuale. Solo la spinta egualitaria di quegli anni nel mondo del lavoro, riuscì ad unificare il trattamento ottenendo una paga differenziata su livelli di responsabilità. Intanto il movimento femminista si era innescato in quel nuovo ribollire segnandolo in modo efficace; riuscendo a far partire quella rivoluzione delle donne che è giunta ininterrotta sino ai giorni nostri: forse l'unica grande e vera rivoluzione. Subito dopo ecco apparire il terrorismo nero e rosso. Ecco, per dirla con Pertini, che l'anima cattolica che permea da sempre l'educazione italiana usciva fuori con l'estremismo di un inferno e un paradiso: ognuno ci voleva portare nel suo paradiso creando l'inferno. Ma per me quegli anni, a parte la cupezza delle misure speciali di polizia adottate subito dopo per quei numerosi fatti di sangue, furono anni della scoperta del piacere, dell'amore senza paure, dello scoprire agi borghesi senza esserlo; di riuscire dopo anni a soffiare nel vento…Blowing in the wind. La risposta poteva essere colta nel vento, avevo l'ottimismo che né Renato Curcio, né Mario Rossi o Mario Tuti, potevano cancellare nel diventare uomo. Nascevano là le mie speranze o illusioni di poter trasformare il mondo…Se guardo ora la società e vedo Berlusconi al potere, simbolo del conformismo più bieco, devo dire che non ci sono riuscito ma per quanto riguarda la mia persona io ho vinto: ho cambiato la mia condizione anche grazie al '69 e sono pronto a lasciare un testimone di onestà e di ideali a chi li vuole continuare.

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