giovedì, luglio 31, 2003

Il ritorno


Il ritorno del "rompicoglioni":ovvero Scajola è di nuovo ministro Poteva stare fuori un rampante ex democristiano e organizzatore di Forza Italia? No, la gestione del potere è una sua prerogativa, come il linguaggio che usa, a complemento del pensiero predominante: chi comanda? Ma non dimentichiamo le parole del prefetto di Bologna che disse: "fu una circolare dell'ex ministro Scajola a far togliere la scorta a Biagi…Questo contribuì a renderlo un facile bersaglio delle nuove BR". Così si è levato di torno un "rompicoglioni e lui, l'esimio, il nuovo ministro alla attuazione del programma (Dio ce ne scampi) sta sempre sul cazzo.

martedì, luglio 29, 2003

MATRIX Reload


Questa sera in una arena estiva, ho visto Matrix Reload, e stavo per cadere nella trappola di una lettura filosofica che certe premesse potevano presagire. La verità è che mi sono addormentato; dopo l'inizio per me difficile da comprendere non avendo visto il primo episodio mi ero concentrato sul dialogo cercando di riuscire a cogliere il senso di un'immanente scontro tra hardware e software, tra macchine e umani, tra replicanti e buoni sentimenti…ed a un certo punto la mente è volata via. A pensare che l'inizio, mi aveva già spiazzato: "è solamente un sogno" dice l'interprete principale, l'eroe di turno. Solamente un sogno? Ma non sa che nel sogno c'è tutto? Infatti io ero partito per la tangente…Questa mia riflessione iniziale era già un giudizio negativo; anche se le contraddizioni che infarciscono il film raggiungono il ridicolo, oltre che il paradosso, che sarebbe un pregio. Astronavi supertecnologiche che contengono poltrone bergere, grotte illuminate con le torce che si trasformano in discoteca, stanzette anguste senza illuminazione dove si cucina e si dorme come nei villaggi medioevali, capitani come cavalieri della tavola rotonda e nemici come le carte di Alice nel paese delle meraviglie; chiavi fatte a mano per aprire porte che immancabilmente vengono sfondate…Sì senz'altro una bella favola istruttiva è senz'altro meglio di questo film pieno di effetti speciali, che ormai riportano tutti ad un deja vù. Il film alla fine si rivela un videogioco che annoia disegnando senza troppa fantasia il solito futuro arcaico. Forse il film aveva ambizioni e livelli di lettura più profondi che io non sono riuscito a cogliere: la lotta di liberazione di Neo (l'eroe del film vestito da prete) viene insidiata dal dubbio, credere all'Oracolo e ristabilire l'Ordine o sconfiggere l'illusione ed avere un'altra realtà? Il film si interrompe con un "continua"…Io di certo che il seguito non lo vedrò: mi è bastato questo e ce ne cresce. Per una riflessione e per due ore di divertimento preferisco altri spettacoli.

lunedì, luglio 28, 2003

Amore e Follia



Come facciamo a sapere se siamo più vicini al bruto o al saggio? Basterebbe vedere se siamo mossi più dal potere o dall'amore. Se agiamo mossi dal vantaggio personale, per salvarci o avere un proprio piacere, soddisfare un desiderio personale, allora c'entra il potere.
Se seguiamo l'amore ci diventa naturale sentirci in armonia: si dona con gioia il tempo, si ci scambia i sogni, si ci divide il pane e poi toccarsi, stringersi, è la conquista giornaliera più forte. A vedere da fuori gli innamorati li riconosci subito: appaiono folli. Eppure se seguiamo l'amore diventiamo anche saggi poiché ci conciliamo con ciò che ci succede. La saggezza è l'unione dell'amore e della necessità, dove i sentimenti sono liberi di riversarsi nel nostro destino. Ma noi oggi siamo persi molto spesso in labirinti dove le strade sembrano tutte uguali, già conosciute, per questo nessuno sà più di essere un bruto o un saggio. Oggi il male pare una necessità e l'amore un incontro fortuito; ma non è così e per fortuna qualche folle ci dà la saggezza dicendo no al potere.

sabato, luglio 26, 2003

Perchè BLOG?


Il cervello mi ribolle. Le parole fuoriescono spontanee;
le lascio scorrere, come un fiume hanno un loro letto,
e se dopo ci sarà anche un solo lettore, sarò io a farne lettere…

Così scrivo, così racconto con le parole, i fatti della vita: lettere messe insieme come una spirale di DNA.
Si, le parole sono mitocondri che ci alimentano,
ci fanno riconoscere la madre: la lingua.
Con questa lingua riusciamo a sentire il divino, costruiamo la realtà
e insieme la poesia.
Così la poesia ci salva l'anima e la vita.
Si, le parole che emozionano, che parlano, sono la nostra salvezza.
Ma questo dialogo continuo che è lo scrivere, non pensiate che lo sì fa per essere pubblicato e poi letto da chissà chi; si fa per parlarci dentro, per spiegare a se stessi, cosa vediamo.

Ora abbiamo il "blog" un blob di parole, un magma di impressioni; che potente tatzebao è questo muro internettiano.
Ora sfoghiamo la passione dello scrivere, diamo voce a vite nascoste e se la comunicazione è vita, chi vivrà di più?

Così ho anch'io il mio blog, ho una piccola lavagna di pixel colorati e pensieri.
Qui scrivo senza censure la mia libertà che è il limite alla conoscenza di parole. Ma davvero tutto si può raccontare? Si può non descrivere? Non provo a raccontare del tempo che invecchia la pelle; non descriverò gli umori che animano fantasie…Darò infine voce a quello che impasto insieme agli altri; è uno strano forno questo blog che diventa comune: quale pane cuoce per alimentare la vita?




venerdì, luglio 25, 2003

Vecchi quando?


Quando è che siamo vecchi? Non dico anziani o di età avanzata, dico proprio vecchi. Io penso che siamo vecchi quando vogliamo dare agli altri insegnamenti della vita perché pensiamo di averli ricevuti e allora giù a trasmettere consigli accompagnati da censure, disprezzi, giudizi negativi e ..."hai miei tempi...". Ecco questo è uno dei segnali più riconoscibili: i miei tempi; quelli si sa sono solamente i tempi passati che, poi statene certi, diventano nella discussione i tempi meteorologici. E allora ogni volta non ha mai piovuto così tanto, mai fatto così freddo o così caldo. Comunque quello passato è il vero tempo così si ritrova con quello che è vecchio veramente e quel modello di saggio, forse perseguito, cade e si è solo rincretiniti. Si è pronti a lasciare il posto ad altri vecchi come noi, poiché la nostra saggezza non l'abbiamo trasmessa ma solo aspirata e ora "spira" con noi.
Eppure si può essere vecchi in modo diverso, non per l'illusione di aver raggiunto la saggezza, ma per aver raggiunto la libertà. Non più ruoli o maschere da portare; si ci può mostrare così come si è: impudenti, sfrontati, senza modelli da perseguire. Liberi, appunto. Possiamo permetterci di stare fermi, immobili poiché si ci accorge che anche il tempo rallenta come lo scorrere dei passi. Allora si può essere saggi seguendo quello che ci dice l'anima, un'anima senza età, che non conosce date, oroscopi, orologi ma che ci chiede di lasciarci andare, di ascoltarla e seguirla...Là dove tutto acquista un nuovo sapore, là dove in fondo è tutto più bello e pieno: la vita diventando breve dà più profondità al possesso e la libertà di amare ci trasporta nell'eternità. Questa dovrebbe essere la vecchiezza: una diversa giovinezza, una diversa età della vita.

mercoledì, luglio 23, 2003

Cortigiani


Bisognerebbe tenere sempre conto che i regimi totalitari, le dittature, non avrebbero potuto gestire e tenere il potere senza la massa formata dalla corte dei servitori ed esecutori acritici degli ordini del capo.
Hannah Arendt aveva splendidamente analizzato questo potere arrivando a definire banale quel male commesso dalla schiera di cortigiani formata da brave casalinghe, solerti impiegati e onesti soldati. Quindi il potere di alcuni personaggi storici, responsabili dei crimini contro l'umanità, è stato sorretto da tante brave persone ossequienti e per certi versi tanto zelanti da superare le aspettative del loro stesso capo. In verità una mano a certo potere la dà anche il silenzio: quello di coloro che restano indifferenti alle malefatte o semplicemente annuiscono.
Queste corti sono sempre individuabili ed ancora oggi pur non essendo di fronte a regimi totalitari o tirannici svolgono la funzione di garantire un potere al di là, del normale esercizio democratico. Ora ad esempio, avete mai visto Schifani mentre fa le dichiarazioni davanti alla foto autografata di Berlusconi con famiglia? Sembra entrare in estasi scandendo sempre le stesse frasi…Avete visto Agostino Saccà ex direttore generale della RAI come ha eliminato Biagi e Santoro? Avete visto la nuova legge denominata Gasparri o il testo di legge per la risoluzione del conflitto di interessi? Regali. Vi ricordate della foto della zucca del premier sulla copertina di Panorama? Piaggeria bella e buona. Non vi sembrano dei nuovi cortigiani? Io inizierei a prendere le distanze da questi signori poiché proprio da quelli alla fine partirà il tradimento…La storia insegna anche quello. Ad ogni modo bisognerebbe sviluppare sempre lo spirito autocritico; ma viene da domandarmi: non sarà che la sinistra ne ha sviluppato anche troppo?

martedì, luglio 22, 2003

Il mio '68


Raccolgo l'invito di Michele Serra fatto sull' "Amaca" di martedì 22 luglio: …qualcuno dica qualcosa in difesa di quelle lontane turbolenze (il sessantotto), prima che l'amnistia, oltre a pacificarsi tutti, sotterri la verità".
Rispondo anche perché lo stesso giorno leggo che Bossi attribuisce ai romani la nascita di "Mani pulite"; ancora interpretazioni fantasiose e prive di verità sulla storia, più o meno recente, come il '68.
Tutto iniziava negli anni'60 definiti favolosi per la musica, per il boom economico lo erano un po' meno per i fermenti sociali: venivano al pettine con i primi "lussi", un televisore o una fiat"500", le contraddizioni della società ancora compartimentata in rigide divisioni di classe. Nasceva dapprima la contestazione e con i primi capelli lunghi, i primi ritmi sincopati mischiati allo swing, il '68. Prima conosciuto come il maggio studentesco francese, il '68 in Italia diventava il '69 e più che studentesco, era operaio. Prima però bisogna ricordare gli USA e l'università di Berkley in California: là nel 1966 nasceva la contestazione giovanile. Va da sé che un grande fermento investiva tutto l'ordinamento costituito e partendo dalla scuola fino alle fabbriche cambiava il mondo.
Su quegli anni è stato scritto molto e di tutto; io non voglio fare la storia ma semplicemente dire che nessuno era escluso da quel cambiamento e la storia, molte volte vissuta come un accidente esterno dovuta a scelte politiche fatte da in alto e da altri, faceva entrare come protagonisti gli operai e gli studenti. Per me il '69 era l'anno di "Nord e Sud uniti nella lotta", delle prime battaglie per i diritti sul luogo di lavoro e delle prime riforme importanti; l'anno seguente entrava in vigore lo Statuto dei lavoratori. In un continuo accavallarsi di obiettivi progressisti civili, si assaporava uno spirito libertario con la possibilità di cambiamenti reali, mai avuti nella società italiana (obiezione militare, divorzio, aborto, legge 180): tutto questo anche sulla spinta di nuovi consumi e nuove consapevolezze. Un capitolo a parte bisognerebbe aprirlo con la lotta per la "Ciassificazione Unica", ovvero la battaglia per la conquista di pari trattamento normativo e salariale tra operai e impiegati. A quel tempo esistevano le paghe di "posto" e una forte discriminazione tra lavoro manuale e intellettuale. Solo la spinta egualitaria di quegli anni nel mondo del lavoro, riuscì ad unificare il trattamento ottenendo una paga differenziata su livelli di responsabilità. Intanto il movimento femminista si era innescato in quel nuovo ribollire segnandolo in modo efficace; riuscendo a far partire quella rivoluzione delle donne che è giunta ininterrotta sino ai giorni nostri: forse l'unica grande e vera rivoluzione. Subito dopo ecco apparire il terrorismo nero e rosso. Ecco, per dirla con Pertini, che l'anima cattolica che permea da sempre l'educazione italiana usciva fuori con l'estremismo di un inferno e un paradiso: ognuno ci voleva portare nel suo paradiso creando l'inferno. Ma per me quegli anni, a parte la cupezza delle misure speciali di polizia adottate subito dopo per quei numerosi fatti di sangue, furono anni della scoperta del piacere, dell'amore senza paure, dello scoprire agi borghesi senza esserlo; di riuscire dopo anni a soffiare nel vento…Blowing in the wind. La risposta poteva essere colta nel vento, avevo l'ottimismo che né Renato Curcio, né Mario Rossi o Mario Tuti, potevano cancellare nel diventare uomo. Nascevano là le mie speranze o illusioni di poter trasformare il mondo…Se guardo ora la società e vedo Berlusconi al potere, simbolo del conformismo più bieco, devo dire che non ci sono riuscito ma per quanto riguarda la mia persona io ho vinto: ho cambiato la mia condizione anche grazie al '69 e sono pronto a lasciare un testimone di onestà e di ideali a chi li vuole continuare.

domenica, luglio 20, 2003

Ricordato Carletto




Oggi 20 Luglio 2003, alle 18 e 20 è partito da piazza Alimonda, ormai conosciuta dal movimento new global come piazza Carlo Giuliani- ragazzo, il corteo per ricordare il secondo anniversario della morte di Carletto Giuliani. Prima c'era stata la commemorazione, nel punto preciso dell'assassinio di Carlo, alle 17 e 27 con le parole di Giuliano Giuliani e la famiglia al completo a raccogliere la solidarietà da tutti i presenti. La manifestazione era iniziata alle ore 10; una processione continua aveva portato a riempire la piazza con persone giunte da molte parti d'Italia.
I presenti saranno stati circa 10.000 e hanno manifestato pacificamente e per un primo tratto del corteo in silenzio: tantissimi portavano un cerotto sulla bocca a ricordare come l'insabbiamento processuale metta a tacere la verità su quei tragici fatti. E' stato lo stesso Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, a dare il segnale di fine silenzio. A quel punto un battito di mani scandito e una canzone accompagnata da una piccola band ha vivacizzato il corteo. Più dietro poi è iniziata ad arrivare la musica rap da un amplificatore posto su un camion di un centro sociale. Il corteo si è animato e con i colori anche le voci più diverse hanno riempito l'aria infuocata di questo pomeriggio d'estate. Non c'è stata nessuna lacrima da parte dei genitori: la mamma Haidi e il papà Giuliano; nemmeno la sorella Elena ha pianto, anzi bellissimi sorrisi erano dispensati agli amici che li circondavano e anche con la comprensibile tristezza di fondo nel cuore, la serenità si percepiva in tutta la manifestazione. Di nuovo Giuliano Giuliani confuso a metà corteo, poco lontano dallo striscione del comitato "Piazza Carlo Giuliani", era intervenuto frapponendosi tra un gruppo di manifestanti polemici e un plotone di poliziotti schierati alla prima confluenza di Corso Torino: "Buoni ragazzi, mantenete gli applausi per il concerto di stasera…".
Il lungo corteo si è concluso alla Fiera del Mare, zona Foce nello stesso luogo dove quel dannato 20 luglio di due anni fa era stata allestita la cittadella della polizia per garantire la sicurezza del G8. Oggi invece la polizia era con una discreta presenza, schierata in fondo alla strada che porta all'ingresso della Fiera e senza la tenuta anti-sommossa, sfoderata in quei terribili giorni. La manifestazione si è conclusa con un concerto dei Modena City Ramblers. Il movimento continua a vivere.

venerdì, luglio 18, 2003

Lo Chiamavano Impunita'




Questo libro è per i cittadini che vogliono conoscere la vera storia del caso Sme Ariosto e continuare a vivere in un paese dove la giustizia è uguale per tutti. Oggi esistono due processi Sme. Quello politico e mediatico, nato dalla fertile fantasia di Silvio Berlusconi dopo le su «dichiarazioni spontanee» al Tribunale di Milano, poi proseguite in vari salotti televisivi compiacenti. E quello giudiziario, nato dalle carte delle banche svizzere sui conti della Fininvest, degli avvocati Previti e Pacifico, dei giudici Verde e Squillante. Mentre il Tribunale si occupa dell´eventuale prezzo dei due magistrati romani, il presidente del Consiglio dirotta l´attenzione generale sul prezzo della Sme. Aveva promesso agli elettori che non avrebbe cercato l´impunità, che si sarebbe fatto giudicare da un «giudice imparziale».La Cassazione ha stabilito che il suo giudice imparziale è a Milano. Ma Berlusconi ha rovesciato il tavolo: «Voglio essere giudicato dai miei pari». Cioè da nessuno. Ed è partita l´Operazione Impunità Duratura : per lui (lodo Maccanico) e per Previti (ritorno all´immunità parlamentare). Un´operazione che avrà successo soltanto se i cittadini continueranno a ignorare come stanno le cose. Raccogliendo e confrontando le versioni di tutti i protagonisti (De Benedetti, Berlusconi, Prodi, Amato, Ariosto…) e la seconda requisitoria (inedita) di Ilda Boccassini, questo libro li aiuta a sapere. Quasi un manuale di autodifesa.

giovedì, luglio 17, 2003

Naturalmente amore

L'amore come la vita segue un percorso naturale: dipende da particolari strani, del tutto imprevedibili e irripetibili. All'inizio tutto sembra seguire una traiettoria già conosciuta; si prevede un percorso di scambi reciproci, di interessi, tutto verso la crescita e la felicità. Si pensa con l'amore di appartenerci e ci diciamo, sei mio o mia. Ma poi nessuno è in grado di prevederne il corso: indietro non si torna mai e gli sbagli, gli incidenti del tempo come le passioni e la gioia, segnano la storia. Allora si piomba nel caos, sì ci sente persi se l'amore finisce; se quell'amore finisce, se quel particolare sentimento cessa. E' così perché doveva.
Se sapessimo in anticipo come sarà la Primavera, se sapessimo come sarà l'Estate e forse senz'altro lo immaginiamo, perderemmo l'incanto e lo stato di grazia. Invece no, poiché non capiamo, e non riusciamo ancora a conoscere il mistero di questa straordinaria energia primaverile che fa sbocciare i fiori e rinascere la natura, noi continuiamo l'amore e con lui la trascendenza. Per questo che anche noi al pari delle piante, rifioriamo e ci troviamo immersi in una manifestazione cosmica cui tutto ci sfugge. E non siamo più competenti di niente nessuno; non siamo né professori, né scienziati, ma quali studiosi o esperti…Siamo semplicemente degli idioti naturali e di fronte al mistero dell'amore e della natura ci sorprendiamo. Così l'altro è giustamente un mistero e quello che amiamo non ci appartiene. Tu non sei mia ed io tuo, noi siamo insieme due piccole luci che si illuminano il volto; due luci che non si possono afferrare. Non esiste l'amore esclusivo. Per questo siamo sempre pronti a ripartire; sempre pronti ad amare.

mercoledì, luglio 16, 2003

Soggezioni

La ricchezza una volta dava soggezione soprattutto a chi era nato e cresciuto povero. Una volta si consideravano le fortune come segno di una predilezione celeste, come frutto di capacità superiori. Si ammiravano per quelle ricchezze possedute i loro beneficiari. La soggezione poi era diffusa per l'autorità in genere; mio padre arrivava a temere persino "quellu du gazzu", il controllore del gas che veniva a prendere la numerazione del contatore e all'epoca portava una divisa e cappello con visiera da apparire un graduato militare. Questa soggezione era inculcata dai genitori e conteneva un arcaico rispetto verso quello che era considerato "superiore".
Oggi questa soggezione fa sorridere. La diffusione del benessere accompagnata ad una crescita culturale e ad una maggiore consapevolezza, ha trasformato la soggezione in relazioni alla pari.
Oggi diversamente, si pensa che le grandi ricchezze accumulate siano dovute più a ladrocini e truffe che ad altro; se poi si guardano i possessori di queste enormi ricchezze non c'è proprio da provare né invidia né soggezione. E' una categoria molto eterogenea che comprende molti figuri il cui dato caratteristico in maggioranza non è certo la signorilità o il buon gusto.
Poi se si pensa quanta ignoranza e poca felicità ci sia tra i possessori di queste ricchezze, quanto più preziosa sia la conoscenza di sè e della vita, allora la soggezione non deve essere certo più nostra.
Poi se si pensa che Cristo venne in Terra per condannare la morale che faceva ritenere la povertà come una maledizione e una malattia contagiosa, allora la soggezione ecco che vola via.
Certo però che le persone che riescono ad accumulare ricchezze miliardarie per il lavoro alacre, per il loro gran d'affare, ci servono: abbiamo bisogno di questi pionieri della fisicità, del possesso quale compendio agli ultimi della terra, dove pietà e vergogna muovono gli animi. Abbiamo bisogno dei ricchi e potenti per disegnare i limiti e anche i massimi di quanto l'uomo può arrivare con l'appetito, l'egoismo, l'avidità; quanto potere si può avere e desiderare. Infatti, questi uomini, lavorano come noi alacremente per l'immortalità; lavorano per gli eredi, per la stirpe e in un certo senso anche per noi. Accumulano, si dice "fortune" che si traducono, si spera, in lavoro, in nuove creazioni. Ecco allora che i ricchi, i tanto ricchi, svolgono una funzione sociale utile a far progredire tutti...Così si dice. Così si pensa…Ma poi sarà vero che abbiamo bisogno di questi pionieri? A guardare com'è distribuita la miseria e la ricchezza sopraggiungono i dubbi: non sarà che i cristiani abbiano sbagliato tutto? Non sarà che quelle crune d'ago così difficili da oltrepassare siano una invenzione per non farci arricchire? Non sarà allora la soggezione un modo per tenerci lontani? Per perderla veramente ci dobbiamo allora per forza arricchire anche noi?

Tremonti e i genovesi

E così la finanziaria 2003 di Tremonti ci spiega anche come fare a spendere senza soldi: farseli imprestare ipotecando la casa. Grazie. Bel consiglio per i spendaccioni e le cicale. Ma siamo sicuri che gli italiani seguiranno il consiglio? L'Italia è sempre più un paese di anziani e in certi comportamenti sono tradizionalisti: hanno comprato la casa risparmiando lira su lira ed ora non credo cambino costume per rilanciare i consumi. Già, dopo averci inculcato per anni che bisognava risparmiare, che il risparmio è virtuoso e aiuta l'Italia; ora con l'avvento del berlusconismo cambia tutto: la parola d'ordine è consumare, spendere, indebitarsi…Ci siamo trasformati da cittadini a consumatori e spettatori di pubblicità: grazie! Grazie! Recita l'ultimo spot a chi ha comprato un regalo. Tutto alla faccia della miseria e dei salti mortali che sempre più fanno gli italiani per arrivare alla fine del mese. Infatti, dagli ultimi dati istat, la povertà aumenta; sono cresciuti i nuovi poveri: quelli che pagato l'affitto, le bollette del gas, telefono e luce non hanno soldi per mangiare e vestirsi.
Poi per noi abitanti di Genova entra poi in gioco la genovesità: essere nati qui e cresciuti in questa città che non ostenta e scialacqua, che guarda al sodo e all'essenza, certi messaggi non attecchiscono. Già, quegli uomini antichi che hanno fatto Genova, l'hanno fatta così forte e personale che ora è Genova che fa chi l'abita. Così si pensa che la vera ricchezza è il vivere per proprio conto, vivendo a fianco dell'altro senza darne peso. Sarà allora per questo che io ancora pur avendone ora le possibilità viaggio sui treni in seconda classe. Su questo modesto apparire sta l'anima di Genova; perciò, con questa cultura, continuo il viaggio con voi, in seconda anche nella vita…E così non dico grazie a Tremonti, ma a Genova e i genovesi. Oggi quel poco che ho, non lo regalo certo all'uomo più ricco d'Italia, che ora ha si leva lo sfizio di governarci, imprestandoci, magari con le sue aziende finanziarie, anche i soldi.

lunedì, luglio 14, 2003

Conformismo

C'è un conformismo che è dato dall'uniformità dei comportamenti propri di una società consumistica e regolata dalle leggi di mercato. Questa uniformità, pare a me, anch'essa regolata dall'entropia o seconda legge della termodinamica che afferma come tutti i processi fisici che sviluppano calore vanno in una unica direzione: dall'ordine al disordine.
Così il calore delle passioni, delle lotte, dei sentimenti viene stemprato in un crogiolo dove tutto fonde e sfuma. Così abbiamo una società sempre più disordinata ma omologa. E' un pò come mescolare delle palline bianche e nere ottenendo il risultato di vedere tutto grigio. Questo è il grigiore della cultura d'oggi. All'apice si è scelto per "salvarci" da questa società, un campione del conformismo dilagante, Berlusconi: un campione della televisione, un campione degli spot; un campione di questa società. Infatti, oggi si fa paradossalmente il processo alla volgarità televisiva per nascondere la volgarità del pensiero unico che predica la libertà e pratica la censura; vuole la legalità perseguendo i disgraziati senza permesso di soggiorno e non chi ruba in giacca e cravatta a tutti noi con i falsi in bilancio. Si nascondono gli affari sporchi e si perseguono interessi personali spacciandoli per nazionali. Si salva con leggi ad hoc il potere corrotto e corruttore.
Non so alla fine cosa e chi ci salverà. Forse sarà un marziano o chissà: sarà un uomo che non riesce a leggere la pubblicità; sarà un uomo che viene da lontano, che ha attraversato il deserto e non conosce più il linguaggio di questa società...
Ma a pensarci non di salvatori abbiamo bisogno, ma di interrogazioni e di silenzio. Abbiamo bisogno di inventarci una nuova società, senza questi protagonisti; pensarla senza di loro è già un fatto che ci farà uscire dall'uniformità: diventeremo allora palline colorate che sfuggendo al calore, costruiranno un futuro diverso e certamente migliore. Già a cambiare noi stessi, assumendo nuovi comportamenti di vita vuol dire ricolorare la società; vuol dire dare speranza all'umanità.

domenica, luglio 13, 2003

VIAGGI

"Il clandestino, il viaggiatore, forse anche l'emigrante ancorché spinto dal bisogno è mosso dall'anelare, dall'andare alla ricerca della madre perduta." Questo diceva Jung nel 1912 che sosteneva come la libido, bloccata dal tabù dell'incesto, non trova mai la sua meta e così vaga eternamente. Si può sostenere che la parte oscura del desiderio è legata all'archetipo della madre.
La libertà dell'uomo più grande è quella di muoversi di girovagare e nessuno dovrebbe impedirla. Oltretutto nel nostro muoversi, nel nostro anelare c'è la definizione: noi siamo quello cui tendiamo. C'è una immagine idealizzata che muove il nostro girovagare.
I nostri comportamenti sono la mimesi dei miti. Quale mito più grande c'è allora dell'odisseo? Non è forse il viaggio la metafora della vita? E così noi viaggiatori attraversiamo soprattutto la vita. Allora la nostra clandestinità è quella di continuare ad essere uomini in mezzo ai confini assurdi di regole e leggi innaturali dettate per salvaguardare i privilegi a loro volta illusori.
Basta un'idea a muovere noi e muovere il mondo. Basta poco per non costringerci a rimanere solo l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia.

sabato, luglio 12, 2003

Internet liberal


Condivido l'affermazione di Beppe Severgnini che "Internet è sempre stata più "liberal" e libertaria della media nazionale". Io lo constato ogni giorno navigando tra le pagine web e soprattutto in quell'arcipelago dei "blog": sorta di diario, notiziario, sfogo, simil forum sentimentale, ricco di curiosità e idee più varie: qui ho trovato diverse comunità; ho notato che come nella vita alla fine si incontra chi si cerca consapevolmente o no. Ebbene la maggioranza delle opinioni, delle idee, in cui mi sono imbattuto sono di carattere liberale o meglio critiche verso la destra presente nel nostro paese. Sarà allora per questo che di intelligente di destra ho trovato solo poche cose una è il blog: legnostorto.com dal sotto titolo, "Da un legno storto come quello di cui è fatto l'uomo, non si può costruire niente di perfettamente dritto (Kant)". Indicativo. Ho poi trovato: http://didestra.blogspot.com/ - http://www.antifranza.splinder.it/- http://www.capperi.net/ - http://www.ileonimorti.it/passo2.htm- http://iloveamerica.splinder.it/ … Magari poi questi hanno dei rimandi a blog apertamente schierati a sinistra ma come si vede le contaminazioni sono nella rete molto diffuse. D'altronde come si può rimanere "integri" in questo mare di parole, immagini e idee?
Questo mi fa riflettere su quanto la destra politica italiana e in generale, nella realtà, trova sponda e consensi sempre su istinti irrazionali: la paura per il diverso, per la perdita di identità, per la mancanza di sicurezza; insomma la filosofia hobbesiana, di educare con il bastone, sul web non trova spazio. Esiste poi di riflesso una corrispondenza con la natura stessa di Internet che è anarchica: dà ad ognuno in partenza le stesse possibilità, le stesse opportunità; quindi mal si presta ad un controllo padronale.

Ai tuoi vent'anni


Quante volte te lo sarai domandato? Questi vent'anni sono ingrati per tutto quello che senti, vuoi, provi e non puoi; ti accorgi di non farcela e che ti manca sempre qualcosa. Anch'io ricordo alla tua età sentivo e volevo le stesse cose; non c'era ragione, c'era una energia che avanzava, spingeva avanti, verso gli altri, verso la vita.
E' come un passaggio obbligato, una prova della vita che si ripete sempre. Poi scoprirai che tutto ha un nome; questa energia che si fa forte e ci chiama è l'amore. E' questo che cerchi, è questo in fondo che vuoi e allora…Allora l'amore arriverà. Ti sta già cercando, allora non dovrai dimostrare niente, che sei meglio o sei altro: l'amore arriverà e senza che tu lo cerchi ti troverà. Tu proverai allora la forza e l'energia che pensavi di non possedere. Ci saranno parole, sogni, sorrisi; ci saranno rabbie, porte sbattute, pianti: sarà una lotta con tutto e tutti e tu ti sentirai speciale. Sarai confuso e proverai sensazioni mai sentite.
Conserva questa mancanza, adesso, non fare dell'attesa un vuoto: riempila di te. L'amore lo sai arriverà e solo allora ti conoscerà. Conoscerà te e non ti sentirai perso. Vedrai un altro essere che come te vuole conoscere l'intimità; il posto dove nascondi i tuoi pensieri, il posto più bello, segno della tua unicità. Capirai che è lo stesso che tu costruisci con la solitudine, segno della nostra individualità. L'amore così quando arriverà non coprirà un vuoto ma donerà una presenza: il tuo essere.

venerdì, luglio 11, 2003

COMPARSE


Ogni regime, ogni potere ha i suoi cantori, la sua corte di bei signori.
Tutti fan da scenario, sono la quinta della tragedia storica; sono la parte pubblica che svolge la funzione di invitati, di comparse per girare la scena del copione. Di loro si saprà tutto, vestiti, amanti, piccoli vizi e qualche virtù a compensare la nullità dell'esistenza. Secondo la moda ognuno sfoggia la presenza di una invidiabile "linea" con l'aria di "essere arrivato", di aver fatto un buon colpo; niente che susciti uno sforzo intellettuale. Le frasi più comuni sono: "Come ti trovo bene"; "Guarda quella come si è sciupata"; "Sei ingrassato"; "Hai visto? E' arrivato?". Un vezzo di questo ambiente è coltivare personaggi e caratteri che sono dati poi al pubblico. Perciò descriversi fra loro con garbo e talento e qualvolta inserendo piccole maldicenze, vuol dire coltivare la frivolezza e la mondanità...
Intanto come passatempo si consumano riti e cerimonie come una festa di beneficenza per la ricerca sul cancro. Per farsi vedere, ecco una buona occasione ed eccoli riuniti nella comparsata in tv. Macché bravi? Sapete cosa hanno versato? Il rimborso spese della partecipazione alla festa, ossia si sono pagati la pubblicità.

giovedì, luglio 10, 2003

Trionfo d'amore


Ti voglio boccare, manare e piedare, tu che mi fai innamorare.
Io ti voglio bacciare, sellare e vellare;
Ti voglio poi vollare con tutte le doppie che ci sono nelle coppie
Io ti voglio ammare solo per affare…affare tutto con te

mercoledì, luglio 09, 2003

La spiaggia UBW


A fianco l'elenco completo dei siti aderenti a UBW

UBW -l 'isola che c'è -


Vedo che i blog si stanno schiumando: avviene una naturale selezione che crea una classifica possibile da conoscere scorrendo la lista dei link preferiti fatta da altri blogger. Succede così che si formano nel mare internettiano, isole, barche, navi o atolli dove si ritrovano comunità affini.
Come in un liquido le sparse sostanze simili si raggruppano; così i blogger si incontrano per affinità, interessi e simpatia: sì, alla fine interviene il "gran simpatico", la parte fisica dell'empatia, la corrispondenza un po’ più alta della pancia dove si condensano la voce e le risa, la rabbia e la gioia.
Io ad esempio ho trovato UBW, una unità aperta, una spiaggia dove si può decidere di fermarsi per poi proseguire altrove, oppure sostarci e depositare uova feconde a mo' di grosse tartarughe. Ecco quindi che qui a fianco ho inserito l'ultimo elenco degli UBW.

martedì, luglio 08, 2003

Siamo piccoli

E' una grande mente, un vero intellettuale, si potrebbe dire anche un uomo importante; è pure un uomo d'affari, uomo di governo e di grande caratura morale…ma poi, come si diventa piccoli, come li si scopre deboli, incapaci e ridicoli di fronte ai fenomeni più semplici della vita. Pare dimenticata l'esperienza e quel fare con l'uso delle mani; pare scordata la realtà della debolezza.
Così che piccoli ci sì scopre di fronte ad un mal di pancia.
Ora il grand'uomo rovista anche nel portafogli, tra tante carte di credito e biglietti, come pulirsi. Poi il telefonino squilla, gli cadono gli occhiali, nel raccoglierli pure la camicia s'imbratta. "Povero me", potrebbe scappargli di bocca, ma tace. Fra mezz'ora deve ricevere un applauso. Forse battono le mani a chi vogliono piccoli e lui scopre di esserlo già. Qua chiuso in un piccolo cesso senza aria e senza carta; lui ha la penna, quella degli autografi: la carta no. Pronto? Dove sei? Già, ora si domanda dove sei per prima cosa. Dove è? Come è dovrebbe dire: accucciato, schiacciato, sporco…e piccolo. Ecco com'è: piccolo. Piccolo come lo sono a volte gli uomini.

lunedì, luglio 07, 2003

POTERE


L'uomo più potente e ricco d'Italia dice che non ha potere; sostiene che nel Consiglio dei Ministri non lo ascoltano né riesce a farsi ubbidire. Lui il capo con il complesso di superiorità, come ha ammesso lui stesso, non comanda. Questa è una tra le tante dichiarazione che ogni giorno le varie agenzie di stampa sfornano a ciclo continuo. Sembra che ogni affermazione detta da Berlusconi sia molto importante; così inframmezzate da barzellette, battute ironiche, doppi sensi, metafore, allusioni, attacchi all'opposizione alla magistratura, ai comunisti, ai rossi egli pronunci il verbo della verità. Poi succede (spesso) che dica delle cazzate da smentire subito dopo a da reinterpretare, ma questo per lui non vale: lui che si permette anche di dare ai suoi ministri le raccomandazioni di come parlare con la stampa. L'ossessione del potere per questa persona raggiunge dei livelli patologici, infatti mal sopporta le contestazioni, l'opposizione e il suo liberalismo è soltanto a parole; in lui vive più che mai l'anima monopolista che è l'anima illiberale per non dire dittatoriale del potere. La legge sulla televisione è un esempio di spregio del mercato e della libertà. Certo che più sono forti le sue ambizioni, più conosce l'illusione del potere. Sì poiché quel potere alla fine si rivelerà una triste parabola.
Quel potere dura e vale tanto quanto gli altri, il prossimo, è disposto a darlo e i servi che lo adulano diventano i primi nemici.

venerdì, luglio 04, 2003

Nonna Virginia


Ho conosciuto nonna Virginia che ha trovato il modo di seguire, a suo dire, la migliore telenovela, i telegiornali che danno le notizie su Berlusconi: la sagra delle sue gesta batte per colpi di scena e battute tutte le Dinasty finora prodotte. In queste ore Virginia, con i suoi 80 anni, è gasatissima: lo scontro con la Germania la riporta ad antichi ricordi. Proprio un personaggio quel premier, non lascia mai tranquilli e soprattutto le riempie le sue giornate: monologhi al processo di Milano, Interventi al Parlamento italiano con baci a abbracci; discorsi generali al Parlamento europeo con battute per sceneggiature di film, pranzi di gala con sorrisi e barzellette, corna nelle foto di gruppo, saluti militari, cantante ai matrimoni, dichiarazioni alla stampa poi smentite, interviste televisive senza domande…Tutto vero. Quello che vede è la realtà. A Virginia poi piace la divisa di Berlusconi: un doppiopetto grigio o blu sempre uguale, ci deve essere la zampa di qualche costumista importante del cabaret.
Virginia già dal primo telegiornale, quello della mattina presto, inizia la visione dove viene sviluppato il canovaccio delle interpretazioni del premier Berlusconi. Durante la mattina sono registrate le prove e dopo una carrellata su gli interpreti minori e di contorno, ecco apparire sorridente: l'americano a Roma, l'italiano a Bruxelles, il tedesco a Berlino, lo chansonnier a Parigi, ossia sempre lui, Berlusconi Silvio di Arcore, l'uomo più ricco d'Italia che la fa divertire. Virginia nella sua lunga vita ne ha viste di tutti i colori, è stata sposa di guerra ma di politica non si è mai interessata e, come si dice, questa si è interessata a lei; la sua vita non è stata certo rose e fiori, anzi un susseguirsi di sacrifici, rinunce e dolori; ma ora la TV di Berlusconi e per Berlusconi la diverte, le porta in casa la recita del mondo, soprattutto le nuove interpretazioni della politica, il siparietto del "nuovo": la grande interpretazione del cambiamento italiano.

mercoledì, luglio 02, 2003

Berlusconi a punti

Mi piace la proposta, letta sul blog di Sabelli Fioretti, sulla presidenza del semestre europeo a punti come la patente. Facciamo conto che un attacco personale valga 5 punti in meno; un attacco alla magistratura e alla stampa italiana (per Berlusconi quasi tutta di sinistra) altri 5 punti in meno (siamo buoni); accuse alla stampa estera (sempre influenzata dalla sinistra italiana) ancora 5 punti in meno (siamo tolleranti); accuse al presidente della commissione europea, 5 punti in meno (dato che si tratta di Prodi, suo avversario politico che lo ha già battuto alle elezioni, ancora un po' di misericordia); perdita del far play dello statista, 5 punti in meno (non si può infierire su questo punto); per una bugia sempre 5 punti in meno (nella previsione vogliamo essere magnanimi).
Oggi avrebbe preso il via la patente per la presidenza europea e se stiliamo le penalità delle prime infrazioni vediamo: 5 punti in meno per attacco personale a deputato europeo del Spd tedesco definendolo buono per interpretare il kapo' in un campo di concentramento nazista. 5 punti in meno per dileggio ad alcuni parlamentari dell'opposizione apostrofati come "turisti della democrazia". 5 punti in meno per affermazioni sulla stampa italiana: all'85% in mano alla sinistra. Altri 5 punti in meno per avere detto una bugia, ossia che in Italia non esiste nessun conflitto di interessi solo perché delle televisioni lo attaccano (si dimentica di condoni, tasse, bonus fiscali, manovre borsistiche, assicurative, influenza sui lacchè dirigenziali nella RAI e non ultima la legge Gasparri sull'informazione).
Veramente un bell'inizio; se va avanti così in quattro giorni finisce il mandato.

Irvine Welsh il gallese per una serata genovese


Con la chiusura del Festival Internazionale della poesia di Genova, la poesia ha toccato le viscere, è entrato nelle budella per uscire in un impasto d'umanità perdente: cazzo, merda, fottiti, è di scena Irvine Welsh. L'autore di "Trainspotting" ha letto pagine di "Porno" il suo ultimo libro che riprende dopo dieci anni la storia dei personaggi dell'opera che lo ha rivelato, "Trainspotting". Nel frattempo Welsh ha scritto altri 5 romanzi e due opere teatrali: un vero successo; ma Welsh cosa c'entra con la poesia? C'entra soprattutto con le parole. Irvine è un grande scorritore di parole inframmezzate di turpiloqui, ma provate ad ascoltarle nella sua lingua originale, un gallese frammisto all'inglese più sgangherato; provate a sentire il sincopato ripetitivo del "fucking marks…fuck out… it'so fucking cold…it's fate man fucking fate… Think any of you fuckin simple fools can fucking well stiff"…Pare musica. Musica rock. Così quel binomio musica e parole che ha caratterizzato questo nono Festival Internazionale della Poesia, alla fine con Welsh trova la quadra. Insomma epiteti, volgarità e parolacce come rafforzativi ed imprecazioni salgono al cielo e alla notte; alle stelle, al giorno come al buio. Allora Genova questa sera, con la lettura di Welsh, diventa Edimburgo, diventa una città bassa, dai pensieri bassi, scopre una lingua del ghetto, di pensieri primitivi. Scopre una umanità che è pronta per la poesia; si è solo fermata un momento prima: accidenti non è poi così difficile scoprirci poeti. Sì Irvine ci dice che quelli del basso hanno poche parole per esprimersi e cazzo, merda, fica, fottiti, contengono lo stesso il mondo.
Può essere il mondo di una classe operaia che si sta disintegrando; quello di una gioventù senza chiari orizzonti, quella di chi vive il disagio sociale di ricchezze e piccoli lussi sbattuti fuori dalla porta di casa che non contiene più la famiglia ma i "vecchi" quelli che rappresentano solo un passato di "merda". Cazzo e ancora cazzo; una rabbia per dirla tutta. Anche una contentezza, un grido di piacere estremo: cazzo, la vita può essere davvero bella. L'appuntamento per il prossimo Festival Internazionale della Poesia è per l'anno 2004, quando Genova sarà Capitale Europea della Cultura; il promotore Claudio Pozzani ci ha assicurato che sarà un evento scoppiettante e pieno di sorprese, le premesse viste quest'anno ci fanno ben credere. Allora arrivederci.

Irvine Welsh il gallese per una serata genovese


Con la chiusura del Festival Internazionale della poesia di Genova, la poesia ha toccato le viscere, è entrato nelle budella per uscire in un impasto d'umanità perdente: cazzo, merda, fottiti, è di scena Irvine Welsh. L'autore di "Trainspotting" ha letto pagine di "Porno" il suo ultimo libro che riprende dopo dieci anni la storia dei personaggi dell'opera che lo ha rivelato, "Trainspotting". Nel frattempo Welsh ha scritto altri 5 romanzi e due opere teatrali: un vero successo; ma Welsh cosa c'entra con la poesia? C'entra soprattutto con le parole. Irvine è un grande scorritore di parole inframmezzate di turpiloqui, ma provate ad ascoltarle nella sua lingua originale, un gallese frammisto all'inglese più sgangherato; provate a sentire il sincopato ripetitivo del "fucking marks…fuck out… it'so fucking cold…it's fate man fucking fate… Think any of you fuckin simple fools can fucking well stiff"…Pare musica. Musica rock. Così quel binomio musica e parole che ha caratterizzato questo nono Festival Internazionale della Poesia, alla fine con Welsh trova la quadra. Insomma epiteti, volgarità e parolacce come rafforzativi ed imprecazioni salgono al cielo e alla notte; alle stelle, al giorno come al buio. Allora Genova questa sera, con la lettura di Welsh, diventa Edimburgo, diventa una città bassa, dai pensieri bassi, scopre una lingua del ghetto, di pensieri primitivi. Scopre una umanità che è pronta per la poesia; si è solo fermata un momento prima: accidenti non è poi così difficile scoprirci poeti. Sì Irvine ci dice che quelli del basso hanno poche parole per esprimersi e cazzo, merda, fica, fottiti, contengono lo stesso il mondo.
Può essere il mondo di una classe operaia che si sta disintegrando; quello di una gioventù senza chiari orizzonti, quella di chi vive il disagio sociale di ricchezze e piccoli lussi sbattuti fuori dalla porta di casa che non contiene più la famiglia ma i "vecchi" quelli che rappresentano solo un passato di "merda". Cazzo e ancora cazzo; una rabbia per dirla tutta. Anche una contentezza, un grido di piacere estremo: cazzo, la vita può essere davvero bella. L'appuntamento per il prossimo Festival Internazionale della Poesia è per l'anno 2004, quando Genova sarà Capitale Europea della Cultura; il promotore Claudio Pozzani ci ha assicurato che sarà un evento scoppiettante e pieno di sorprese, le premesse viste quest'anno ci fanno ben credere. Allora arrivederci.