lunedì, marzo 22, 2004

24 marzo 1944

Sono in fila che attendo il mio turno per essere ammazzato, mi aspetta un colpo di pistola alla testa. Ho paura e grido: "Perché mi uccidete? Pietà. Cos'ho mai fatto?". Sto tremando. Vedere la propria morte arrivare per mano di un altro uomo come me, ma spinto da un "dovere", da un "ordine" che lo paragona ad un Dio crudele, spinge a chiedere pietà, perdono per qualunque peccato possa avere commesso, se l'ho commesso…"Non dovete uccidermi. Io non vi ho mai fatto niente. Perché devo morire?". Davanti a me un giovane piange e un altro uomo sembra inebetito dal grande orrore. Come si può uccidere in questo modo? Il colpo secco di uno sparo segna l'avanzare di un passo verso il luogo dell'esecuzione. E' una agonia bestiale. Lo sparo copre i lamenti per un attimo; poi si riprende ad imprecare, pregare, piangere e morire. Morire perché? La fila si snoda lungo una grotta. C'è odore acre di fumo, di polvere da sparo ma anche un odore dolciastro di sangue. Ecco sono in un macello e sto per essere macellato, finito con un colpo di pistola alla nuca. Di quello sparo per me io non avvertirò il colpo; ora sento quelli che ogni tre secondi circa segnano una morte. Implacabile prosegue l'eccidio. "Pietà, sono un uomo come voi…ho a casa chi mi aspetta…anch'io voglio le vostre stesse cose…non sono un nemico…perché devo morire? Ehi tu che mi guardi impassibile, che non abbassi lo sguardo e impugni quel mitra che pare faccia la differenza; tu che vesti una divisa e sei diventato una comparsa di una recita mortale, tu non sei un uomo come me? Io non ho mai ucciso nessuno. Pietà…per carità, risparmiatemi".
Questa breve storia si è conclusa il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, dove sono stati trucidati dai nazisti 335 uomini dai 17 ai 70 anni.



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