giovedì, febbraio 17, 2005

Dannati e leggeri

Ad introdurci nella presentazione del libro, Dannati e leggeri di Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, è Claudio Burlando, in qualità di presidente della associazione culturale Maestrale promotrice dell’incontro di stasera, mercoledì 16 febbraio, all’Auditorium Montale. Burlando ci dice subito quanto il libro gli sia piaciuto e l’abbia, oltre che aiutato ad abbassare la testa per leggerlo, –ora che deve sempre tenerla alta per l’impegno elettorale che lo vede protagonista- anche divertito. Seppur breve il romanzo è ricco di avvenimenti, luoghi, e personaggi con molti intrecci storici che attraversano tutto il secolo passato. Burlando parla dei molteplici luoghi che toccano i protagonisti di questa saga familiare; luoghi veri, luoghi precisi che aumentano la piacevolezza della lettura, già di per sé avvincente con la storia raccontata in prima persona dalla bellissima Mirò. E poi le donne, le tante donne che oltre la protagonista sono il sale del racconto.
Tocca poi ad Andreina Boero, imprenditrice, che si definisce per l’occasione la ‘casalinga di Voghera’; questo perché nel suo giudizio avrebbe desiderato un romanzo più consistente delle 108 pagine che lo compongono. Insomma, per quelle vite eccezionali che catturano il lettore, occorreva un bel romanzo ottocentesco dato che gli ingredienti di una storia lunga e appassionata ci sono tutti. Perchè accorciarlo?
Risponderà Paolo Crepet dicendo che si sente vittima del doppio concentrato di pomodoro Mutti e che questo non gli permette di scrivere 500 pagine. «Scrivo cose leggere, non sento di avere la capacità di scrittura di un romanzo del’800 ma forse è cambiato il modo di raccontare ed è cambiato il lettore. Prima c’era anche una pedagogia letteraria, oggi con più cultura e il lettore molto più informato c’è la necessità di una sintesi di scrittura».
Il romanzo rivela Crepet è nato dal racconto ascoltato da un Capitano di lungo corso nella Casa di Riposo di Camogli: quell’anziano signore aveva voglia di raccontare la sua vita di viaggi e trovò lui che lo ascoltò. «Dobbiamo ritrovare il gusto di raccontare ed ascoltare gli altri. Il peggio di noi siamo noi; mentre il meglio è quello che ci dà l’altro. Si impara molto dagli altri e il racconto è confronto».
La protagonista del romanzo Dannati e leggeri è la metafora del racconto, è la straniera che ci porta altrove e ci fa comprendere l’alterità. Le donne per questo detengono il potere: quale capacità di tenere il filo, di saper annodare il racconto e i sentimenti. Quindi impariamo a trasmettere emozioni, riascoltiamo i nonni, le storie vere di vita e non i reality show televisivi; così potremo comprendere gli altri e condividere i sentimenti.
A Gabriele Lavia non rimane che leggere alcune pagine; ma prima vuole ricordare, all’amico Paolo Crepet, che quella giostra descritta nell’ultimo capitolo è anche detta ‘calcioinculo’. E qui sta un’altra metafora, poiché in quei giri di giostra la protagonista si accorgerà che il seggiolino davanti a lei è vuoto: non c’è nessuno a cui dare il calcio in culo…in quei giri di giostra si vedono sfuocati tutti i protagonisti incontrati nella vita, nei molteplici giri di giostra si assapora l’aria e il profumo intenso dei ricordi che formano le nostre radici.

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