venerdì, settembre 16, 2005

Ancora sul berlusconismo

Ho letto l’intervista dell’Unità a Baget Bozzo: ‘Berlusconi ha vinto anche se perde’. Chiaro. Per un fedelissimo assoluto di Berlusconi di cui vede tratti divini –come dichiara l’intervistatore- quello che afferma appare tutto come un inno, un osanna alla sua persona. “Ha cambiato scuola, lavoro, giustizia, Costituzione. Soprattutto giustizia e Costituzione sono nodi politici, riuscire a cambiarli, per uno che non viene dalla politica è un fatto enorme. E poi, di fatto, ha creato il bipolarismo. Ha dominato 12 anni di vita politica, tanto che ancora tutto si riduce a essere con lui o contro di lui. Il berlusconismo, quindi, esiste ed è un fatto rivoluzionario, tanto che spiegare le ragioni di tutto questo è quasi impossibile. La cosa certa è che non ci sono alternative a lui come modello in nessuno dei due poli”. Poi nel finale Gianni Baget Bozzo, osa una previsione: ‘Ripeto, si può perdere, ma avremo un berlusconismo senza Berlusconi’.
Questo è possibile, ma bisognerebbe osservare che esisteva un berlusconismo ancora prima di Berlusconi: si chiamava craxismo. Non era una pratica politica, era ed è un atteggiamento esistenziale che riduce tutto ad una personale capacità di potere; si potrebbe definire una filosofia ‘fai da te’: se conquisti il potere, lo rendi esplicito, sai comandare. Gli altri ti seguiranno. Se hai i soldi, se riesci a farne tanti, poi puoi fare tutto. Gli altri ti ameranno. Per questo il berlusconismo è una forma mentis che unisce soldi e potere e trova nella democrazia, nella politica solo ostacoli. Non più la politica come servizio alla convivenza civile, che partendo dalla risoluzione dei problemi quotidiani aspira a disegnare mondi nuovi, confrontandosi con le idee di tutti. No. Ricerca di gratificazione e interesse personale. Ricerca del potere nella sua accezione più radicale; ovvero rifacendosi ad un detto siciliano: cumannare è come futtere. Comandare è come fottere.

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