sabato, settembre 10, 2005

Cosa sappiamo?

Sappiamo leggere e scrivere, quanto basta. Sappiamo far di conto, un po’ di più. Con quelle 150 parole che sappiamo, poi costruiamo la prosopopea e la superiorità verso gli altri. Ma cosa sappiamo? Soprattutto cosa siamo?
Niente, se non possediamo l’umanità che ci fa dialogare con gli altri da pari; se non possediamo l’umiltà per incontrare gli altri da uguali.
Perciò quando vediamo i poveri e gli immigrati impariamo qualcosa. Impariamo una storia che si ripete e abbiamo dimenticato. Rivediamo la strada del nostro riscatto, del nostro imparare a sapere, a parlare.
Oggi poi scopriamo quanto più ignoranti siamo noi di loro, di quelli che arrivano qui, da noi, spinti dalla miseria. Loro si apprestano ad imparare la nostra lingua, la lingua che gli permetterà di lavorare, progredire, costruire una nuova dignità.
Ci ricordiamo noi, delle difficoltà solo per imparare la nostra lingua?
Ecco perché ogni immigrato ricapitola la nostra storia ogni volta; ecco perché la storia umana sembra infinita. E noi siamo qua per imparare a nostra volta, a far tesoro di consapevolezza e di comprensione.
Perciò ora mi ritrovo a cantare…
‘Mio fratello che guardi il mondo…se c'è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà, se non c'è strada dentro il cuore degli altri, prima o poi si traccerà’.

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