Bravi ragazzi?
Noi abitiamo ancora vicini a chi ha visto Auschwitz, e poi ce l’ha raccontato. Avremmo voglia di sbarazzarci dei ricordi, delle testimonianze gridate dai folli che hanno visto, ma ora tocca vedere a noi. Non possiamo più rimanere indifferenti.Abbiamo cercato di volgere lo sguardo altrove, abbiamo pensato al progresso, alla modernità...ma sempre lì dobbiamo tornare; tornare alla memoria per ripartire, fare i conti con una umanità dimenticata. Così ci teniamo per il collo. Non possiamo più scappare.
Oggi siamo tenuti tutti per il collo a guardare i recessi di una memoria che tecnologicamente è diventata libro, si sfoglia come i giorni, è diventata fotografia, si sfoglia in un film; è diventata un hard disc, si sfoglia con un click. Questo potrebbe esserci d’aiuto, come il giorno dedicato alla memoria. Un giorno per parlare, vedere, ascoltare chi ha da dire…purtroppo ricapitoliamo storie e non esperienza.
Così ci tocca vedere i simboli di quel male, che ha generato Auschwitz, in mano a giovani imbecilli. Non serve educare, far crescere consapevolezza; ogni volta bisogna immergerci nel dolore per capire. Ogni volta il male si ripresenta nella sua banalità: nello sventolare una bandiera nazista allo stadio ridendo come ebeti. Bravi ragazzi di buona famiglia, poi si dirà, solo tifosi un po’ scalmanati. Cosa sarà mai? Io ho paura: saranno proprio quelli a cui potrebbe venire consegnato un fucile e ordinato di uccidere un nemico qualunque…quelli avranno lo stesso sorriso da bravi ragazzi.