domenica, agosto 20, 2006

Gunter Grass e il nazismo

Con la rivelazione di Günter Grass, di essersi arruolato a 17 anni nelle squadre SS naziste, si è aperto un dibattito. Non bisognerebbe mai confondere l’artista con l’opera. Molti sono i casi in cui quello che si vede nell’opera d’arte, non può essere riconducibile al solo autore. D’accordo che ogni cosa facciamo, parliamo sempre e comunque di noi; ma le molte qualità morali trasmesse, i tanti slanci generosi comunicati, non sono solo nostri: sono aspirazioni e ideali che ognuno nutre e sente propri. Poi nella sostanza, il male ed il bene vivono insieme in noi.
Noi non siamo mai una persona sola, ma un numeroso insieme di persone. Noi siamo un mondo. Ognuno di noi è molte persone diverse: ereditate, imitate, subite, assimilate, confuse, spesso nemiche fra loro; per buona parte inconsce. Tuttavia ognuno colpisce con la sua individualità, per la sua particolarità e sappiamo invece che è un caos.
Se poi parliamo di fascismo, o di nazismo, possiamo affermare che quello non è mai stato solo un fenomeno politico, ma anche un uno stato dell’essere. Quando diamo ascolto alla parte peggiore di noi, quando pensiamo di essere superiori agli altri, quando un naturale istinto di difesa diventa violenza crudele; quando si perde il senso di responsabilità personale, per sottostare a ordini e spinte collettive, allora nasce il fascismo.
Alcuni giorni fa Gorge Bush aveva parlato di ‘fascismo islamico’; qualcuno gli obiettò che il fascismo nasceva ‘cristiano’. Per me il fascismo è universale. Nei secoli di storia, il fascismo ha indossato diverse camicie: nere, brune, rosse o verdi; certo è che nella sostanza risultava e rimane identico.
Per questo il pericolo fascista come altri ‘mali’, rimane sempre attuale. Per questo riscontriamo ogni volta la fatica ad evolvere. La speranza ci viene offerta ogni volta con la ‘confessione’, con il riconoscere le colpe e la consapevolezza che sempre tutto torna. Günter Grass ne è la prova.

*Pubblicato oggi sul'Unità-

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