Il cacciatore di aquiloni
Ho appena terminato di leggere il libro: ‘Il cacciatore di aquiloni’. Il libro è una storia che racconta insieme l’anima di un popolo, quello afgano, ed un passaggio alla maturità, quella del protagonista, Amir. E’ lui che racconta la storia. Una storia che si snoda lungo un periodo storico che va dagli anni ‘80 fino ad oggi. Così viene raccontata l’infanzia in una Kabul prima dell’invasione sovietica e la maturità, con l’epilogo della Kabul sotto il regime talebano.Ho trovato il libro di Khaled Hosseini, pieno di verità e insieme di dolori. Un ritratto della vita, che ci chiede sempre conto su cosa stiamo facendo o dove stiamo andando.
Come una metafora bisogna tornare sempre sul luogo del ‘delitto’, sulle nostre debolezze, bisogna sempre ‘scoprire’ il mistero che accompagna ogni vita, per avere la pace; per comprendere se stessi e insieme il destino.
La verità di essere tutti uomini divisi; di essere uomini a metà: presi dalla nobiltà dei sentimenti e dalle convenzioni sociali. Sempre in bilico tra la libertà e il conformismo, tra la giustizia e la vigliaccheria. Amir e Hassan, sono due fratellastri che incarnano la divisione delle nostre anime. Una colpa sentita da Amir lo porterà ad espiare una colpa e insieme alla redenzione a recuperare un figlio, un nipote: un bambino che non potrà mai più essere tradito.
In fondo il messaggio è chiaro: mai disattendere la bellezza, la spontaneità, la verità del bambino che alberga sempre in noi. Poi, tutto torna. Il messaggio è che il passato non si cancella. Tutto viaggia in circolo. L’aquilone che apriva la storia, l’intesa e un’amicizia, la chiude per riaprirne un’altra. Ancora. Ancora vola la speranza.
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