La guerra in Libano ed in generale
L’ultima guerra in Libano ha dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, dell’inutilità delle guerre. Anche se Israele dispone di uno degli eserciti più potenti della Terra; anche se ha a disposizione la copertura satellitare militare americana –quella per intenderci che era capace, già negli anni ’70, di leggere dallo spazio la Prava sulla piazza Rossa- non ha vinto niente: ha solo ottenuto che si decidesse di far intervenire i ‘caschi blu’. E per fare quello bastava richiederli subito, senza fare morti, uccidendo molti civili e distruggendo la città di Beirut.Ogni volta la guerra non fa vincitori, ma solo perdenti. Anche l’ultima guerra voluta dal nazismo tedesco, e appoggiata dai fascisti italiani e giapponesi, ha fatto solo dei perdenti: quelli che l’hanno proclamata. Ma i vincenti, macchiandosi di uno dei più grandi crimini della Storia, con lo sgancio di due bombe atomiche su città giapponesi, hanno delle responsabilità morali gravissime che li rende, anch’essi in un certo senso, perdenti.
L’ultima guerra in Libano ha dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, dell’inutilità degli eserciti. La vera guerra è combattuta con il terrorismo e la guerriglia diffusa senza regole: contro questa è inutile ogni arma e repressione. La risposta ai problemi rimane sempre la politica e la mediazione tra ‘pari’. Purtroppo c’è sempre qualcuno che si reputa superiore. Superiore perché ha Dio dalla sua parte; superiore perché ha il cannone più grosso; superiore perché si crede erede di una civiltà più importante e così si misura, non l’intelligenza ma, la stronzaggine. Come si può pensare di vivere tranquilli e in pace affidandoci alle armi? Al terrore? Alla paura? Ogni volta, dopo le distruzioni delle guerre, si comprende che si ha bisogno di tutti per ricostruire e per progredire; per imparare e crescere. Ma dura poco: la memoria del dolore, procurato dalle guerre, viene rimosso presto. Si ricomincia ad uccidere il nemico pensando così di risolvere il problema…alla radice. La radice però è un’altra: è speculare al nostro vedere il nemico. Quello siamo inconsciamente sempre noi. Pensateci.
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