lunedì, giugno 17, 2013

Intorno alla Bellezza


Mia riflessione in preparazione al Cafè Philo e alla mostra fotografica che si terrà il giorno 19 giugno allo Spazio23 di Via dietro il Coro della Maddalena a Genova.

Prima di tutto bisognerebbe intendere che cos'è la bellezza. Ricordando la Lectio Magistralis su questo tema, tenuta da Remo Bodei a Genova, rammento disse che non esiste una definizione uguale per tutti di bello, quindi non si può sapere cosa sia bello attraverso dei canoni fissi.
Il bello così dipende dalle varie civiltà, possiamo dire culture (Kultur in tedesco trova un corrispettivo-oppositivo in Zivilisation) per cui subentra il gusto.
Per la nostra civiltà occidentale, a partire dalle origini, in particolare dalla Scuola Pitagorica,- nella Magna Grecia intorno al VI-IV secolo a.C.- il bello è legato al buono e al vero. Ma in ogni cultura scopriamo che il concetto di bello viene legato al valore di vero e buono. Ancora gioca lo spirito religioso e per questo, la religione greca è molto legata all’idea di armonia, di proporzione e di limite: questa idea si trova anche nelle prime testimonianze.
La trinità Bello, Buono, Vero, trova riscontro nell'Armonia, Proporzione, Misura.
Ad esempio, nel Tempio di Apollo di Delfi c’è scritto che la misura è tutto; ogni aspetto della vita greca ha come ideale quello della misura: tanto il bello, quanto il vero, quanto il buono si basano appunto sulla misura. Se noi prendiamo la geometria pitagorica, sappiamo che possiamo costruire delle figure che sono, nello stesso tempo, vere, perché matematicamente basate, e belle. E così sappiamo che in Pitagora c’è una costruzione geometrica che stabilisce la lunghezza delle corde, quelle che noi chiamiamo "do", "mi" e "la", in modo che la lunghezza delle corde, quindi matematicamente stabilita e quindi vera, è anche bella come suono. La musica, d’altra parte, è l’unica arte in cui noi visibilmente ancora conserviamo: quella che per i Greci era la proporzione di qualsiasi arte; ogni arte manteneva insieme l’esattezza e il pathos, quindi la verità e la bellezza.
Detto ciò continuiamo a pensare e ad immaginare un bello dentro canoni che sono diventati parametri estetici. Con il Settecento, col filosofo tedesco Baumgarten, che per primo utilizza il termine estetica, il terreno dell’estetica comincia a impadronirsi della dimensione del senso. I sensi - la vista, l’udito, qualche volta il tatto o anche il gusto - non rinviano più oltre se stessi. Il concetto di bello si individualizza.
Con il gusto è implicito l'elemento soggettivo; il gusto è il più intimo dei nostri sensi: ha bisogno che l'opera d'arte venga introiettata dentro di noi. Da chi giudica. Il gusto però si forma. Il gusto è anche frutto di una costruzione, di una educazione, in cui si riflette anche il nostro grado di cultura.
Per concludere: sembra che tutto giri e ritorni...

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