mercoledì, ottobre 22, 2014

L'arte del sapere di noi: arte del vivere, arte del benessere.

Il più grande psicoanalista junghiano vivente, James Hillman, lo aveva detto: la psicoanalisi più che una scienza, una terapia o altro, è un'arte.
Anche il compianto Aldo Carotenuto -psicoanalista, scrittore e docente di Psicologia alla Sapienza di Roma-, aveva affermato nei suoi libri che l'aspetto terapeutico di una psicoanalisi era dovuta allo scambio empatico tra analizzato e analizzante...l'analizzante per primo doveva riconoscere in sé la ferita che produceva il malessere dell'analizzato, solo a quel punto la cura avveniva insieme: l'analizzante si curava con l'analizzato. Infatti si è sempre sostenuto che chi si avvicina alle tematiche psicologiche e trova curiosità nel campo dell'analisi è perchè ha una qualche ferita dentro di sé; ha un malessere esistenziale che lo spinge a conoscerne le cause. Diversamente non ci sarebbe empatia.
Ad ogni modo una psicoanalisi riuscita porta all'accettare parte di noi negate o meglio non volute e che fanno parte della nostra essenza. Questa accettazione, questo imparare a vivere con le nostre ombre (ombre, così chiamava Jung le parti oscure e rifiutate da noi) è un presupposto alla nostra salute mentale e all'arte di stare bene con se stessi.
Per raggiungere l'obiettivo di stare bene e sapere di noi, non si deve necessariamente passare attraverso il percorso della psicoanalisi, o meglio, non esistono percorsi schematici, istituzionali ecc. ma proprio per la caratteristica creatrice, dunque artistica del cammino che compiamo con la nostra vita, ognuno troverà da sé -se lo vuole- una propria via. Troverà la maniera di conoscere i propri limiti e i propri talenti. Esisteranno delle interazioni, degli scambi emozionali forse anche dolorosi, ma tuttavia il raggiungimento e la conoscenza si potrà sentire soltanto da soli. Dipende da noi e dall'esercizio dei nostri talenti, che tutti abbiamo, impostare la vita.
Oggi viviamo nella cultura della terapia: tutto pare bisognoso di cure. Il male che avvertiamo naturalmente è poi frutto di qualcosa successo ieri, nel nostro passato e con ciò dobbiamo andare a fare i conti con quello per guardare al futuro: ecco che così il passato diventa anche il nostro futuro. Il nostro destino appare segnato da ciò che è successo nel passato. Sbagliato. Il destino lo creiamo noi giorno per giorno attraverso le nostre scelte. Queste scelte sono decisioni e le decisioni sono in nostro potere. Bisogna anche sapere che a guidare le nostre decisioni sono i nostri bisogni e desideri...li conosciamo? Conoscendoli conosciamo insieme noi stessi.
I bisogni creano la nostra mappa: quel sistema di credenze che disegna come riuscire a soddisfarli. Bisogna allora sapere che i bisogni primari sono l'amore e l'essere riconosciuti con la relazione: sono quelli delle coccole, delle carezze (che per Freud erano quegli 'utili di malattia' che ricercano i malati- sempre per restare nel campo delle culture terapiche); sono quelli della sicurezza, della fiducia; sono quelli dell'autonomia, dell'appagamento, del bastare a noi stessi...in ultimo del crescere; da quest'ultimo allora si arriva al bisogno di fare qualcosa per gli altri. Di passare da l'io al noi...
Tutti gli altri bisogni seguono. Seguono con gli aspetti identificativi del nostro essere.
Impastando tutto nasce l'arte del vivere: l'arte del sentirsi bene; l'arte del cambiamento.

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