Nel libro di Albert Einstein, Il mondo come io lo vedo', riporta riguardo alla crisi la frase: 'Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla'.
Per me tutto ciò è vero solo in parte. Infatti nelle grandi crisi politiche e sociali sia italiana e poi tedesca avvenute dopo la prima guerra mondiale, si ebbero risposte che misero in luce il peggio di noi. Proprio nel 1934 (anno della pubblicazione del libro) Hitler divenne Capo dello Stato germanico e insieme si celebravano i 13 anni dell'era fascista.
Per questo penso e sostengo che il fascismo, come il nazismo, non siano stati solo originali movimenti politici ma strutturate risposte alle crisi utili per far sorgere il peggio di ognuno di noi.
E' chiaro che le crisi si presentano nella nostra vita in ogni momento e per superarle spesso usiamo risposte già confezionate o per ignavia e senza sforzare troppo il cervello quelle più semplici...
Esempio: drogati? Ammalati da far fuori subito. Zingari e accattoni? Parassiti e ladri da sbattere dentro e buttare via la chiave. Migranti? Meglio dire clandestini che rubano il lavoro agli italiani e da non farli più entrare in Italia. Bisogna chiudere le frontiere. Omosessuali? Pervertiti da tenere lontano. Politici? Tutti corrotti. Tutti attaccati alla loro poltrona. Il più pulito ha la rogna.
E' chiaro che queste risposte fanno, non a caso, di tutta l'erba un fascio. Trovare risposte che salvaguardino i diritti umani e insieme risolvino i problemi con intelligenza senza creare guerre è più complicato. E' difficile, ma certo non impossibile. Così si applica la democrazia e non si cade nel fascismo. Ecco perchè il fascismo è sempre in agguato ed esercitare l'antifascismo diventa un esercizio sempre attuale.
Oggi abbiamo un partito xenofobo, e insieme chi si richiama a movimenti di estrema destra che vorrebbero riportarci a soluzioni già sperimentate con risultati tragici. A questo punto c'è sempre qualcuno che si rivolge alla parte più retriva di ognuno di noi per farla emergere. E' così che il 'piccolo fascista' che risiede in noi è sempre pronto a venir fuori. Eric Berne docet.BR>
Il "piccolo fascista" rappresenta la forza arcaica della conservazione, quella che ci tiene legati al sangue, alla tribù, è l'ostacolo più forte all'evoluzione umana. L'ingordigia e la violenza dell'uomo della caverne, che avevano un senso per superare le difficili condizioni di vita di quei tempi, sono giunte fino a noi attraverso il "piccolo fascista", trasformandosi in egoismo e crudeltà.
Si fa presto a cadere in un regime fascio-nazista: basta indicare un nemico reponsabile dei nostri guai e poi via a tenerci allineati e coperti a seguire senza un pensiero autocritico il leader di turno che indica la strada. Così cresce quella che diviene la banalità del male. Hannah Arendt docet.
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