I figli dei nazisti di Tania Crasnianski. La mia recensione
E' notizia di questi giorni di inizio luglio che la figlia di Himmler, Gudrun Burwitz, è scomparsa a 88 anni il 24 maggio. La notizia della sua scomparsa si è diffusa solo venerdì. Era soprannominata la 'principessa nazista'. Io ho appena finito di leggere in questi giorni il libro I figli dei nazisti di Tania Crasnianski. Questo libro è un saggio che affronta il vissuto dei figli di 8 grandi gerarchi nazisti che si chiamano Himmler, Göring, Hess, Frank, Bormann, Höss, Speer e Mengele; tutti responsabili di grandi crimini o almeno comandanti di quella macchina che portò l'intera Europa alla catastrofe socio umanitaria del XX secolo. Questo libro è una testimonianza che forse può aiutare a comprendere quanto potere eserciti il passato nella costruzione del nostro essere.
Certo è che quel 'male assoluto' conosciuto nel XX secolo non fu opera soltanto di una cerchia di gerarchi che ruotavano intorno a Hitler, ma fu attuato da tutto il popolo tedesco. Hanna Arendt fu netta: quell'orrore a cui si è assistito nel secolo scorso, nasce dalla 'banalità del male', dal conformismo e paranoia che ha investito tutti i tedeschi che, senza nessun pensiero autonomo e autocritico, hanno aderito al compimento del 'male assoluto'. Hanna Arendt sottolineava che la disumanità si annida in ciascuno di noi, e che per evitare di sprofondare in questa crudeltà banale bisogna continuare a 'pensare', interrogandosi senza posa, senza mai rinunciare all’esercizio della ragione.
Per compiere tutti quei crimini c'è stato il bisogno di bravi soldati, onesti padri di famiglia, buone casalinghe, ufficiali servizievoli, diligenti impiegati...insomma l'adesione di un popolo all'ideologia imperante. Il conformismo di un pensiero che sosteneva la superiorità razziale di tutto un popolo definito ariano; quello germanico. A pensare che la Germania ha avuto tra i suoi antenati Goethe; Kant; Hegel; Schiller; Fichte; Cusano ecc.
Anche se le colpe dei padri non devono ricadere sui figli è difficile sfuggire al vissuto dei delitti e crimini inumani e incredibili compiuti dai genitori. Le reazioni, come era prevedibile, sono state diverse. E oggi, quando le vite dei figli si stanno avvicinando alla parte finale della loro esistenza, si può trarre un primo bilancio comune: le azioni dei genitori li hanno condizionati in modo profondo.
I figli protagonisti, come la stessa autrice del libro, sono nati con un fardello che porta direttamente la Germania a identificarsi con il nazismo.
Questa è una premessa importante per capire quel meccanismo del nostro passato che incide nelle nostre vite. Quanto potere esercita il passato nella costruzione del nostro essere? Mentre per i nipoti l'elaborazione delle colpe dei parenti riesce a far rimarcare un distacco consapevole; per i figli questo è più difficile: l'angoscia dell'abbandono e della perdita di identità pesano maggiormente.
Per Gudrun Himmler -ad esempio- l'affetto per il padre (l'ideatore della 'soluzione finale' e uno dei principali responsabili del genocidio ebraico) l'ha portata ad aderire anche alle stesse idee del genitore; ugualmente Edda Göring ha seguito le orme di Gudrun. Abbiamo invece un nipote di Hermann Göring, Matthias che si è convertito all'ebraismo.
Per il figlio Rolf di Josef Mengele -nascosto in una favela in Brasile e che sosteneva di essere solo un esecutore di ordini e che in fondo lui non aveva fatto male a nessuno, era chiaro che il padre era colpevole di quei crimini denunciati; ma lui non rivelerà il nascondiglio del padre e pur affrancandosi dal cognome 'Mengele', assumendo il cognome della moglie, non tradirà mai il padre.
L'autrice Tania Crasnianski conclude: ''Infine in Germania è stato necessario attendere il cancelliere Helmut Kohl, la generazione dei tedeschi che non avevano mai conosciuto la guerra e l’era dell’unità nazionale apertasi con la caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989, perché il passato collettivo del paese potesse essere rivisitato e analizzato appieno. Con la riunificazione delle due Germanie è ormai un paese tutto intero ad accettare di riconoscere le proprie colpe, che un tempo erano sembrate gravare solo sui massimi artefici dell’orrore nazista.”
Un libro interessante.
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