sabato, ottobre 16, 2004

Saggio sul linguaggio del Cav.

Con le continue ‘battute’ di Berlusconi e dei suoi ministri la questione del linguaggio, analizzato nel libro ‘Il linguaggio e la retorica della nuova politica italiana’, scritto da Amedeo Benedetti per la Erga Edizioni, è sempre attuale. L’autore, del libro in questione, Amedeo Benedetti è uno studioso attento alla comunicazione e alle forme immaginative che dopo aver scritto un saggio su il linguaggio delle nuove Brigate Rosse, ora si è cimentato in questo studio attento alla comunicazione politica in generale ed in particolare a quella del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Con l’avvento di Berlusconi nel panorama politico italiano c’è stata una rivoluzione dell’uso del linguaggio: tutto diventa diretto. Prima si parlava il ‘politichese’ una comunicazione arzigogolata piena di giri di parole inconcludenti e incomprensibili; era un linguaggio di chi non voleva farsi capire, una sorta di codice tra addetti ai lavori e che gli stessi operatori dell’informazione, i giornalisti, stentavano a decifrare. Ora invece c’è un linguaggio semplice, diretto, povero di contenuti che semplifica i problemi ma non li risolve. Prima le promesse venivano fatte come impegno di un intero partito, delle forze politiche e non venivano mai mantenute, mentre addesso vengono fatte con l’impegno personale, con il «ghe pensi mi», ma ancora regolarmente non vengono mantenute. In sostanza è cambiato il linguaggio ma non i vecchi vizi della politica italiana.
Berlusconi è allora il grande comunicatore? Per l’autore del libro lo è chi sa convincere, chi riesce a portare sulle sue posizioni gli altri e il cavaliere in parte lo è ma sconta anche il vuoto, l’assenza di contenuti. Quanto può durare la banalità? Quanto può continuare a convincere la comunicazione di Berlusconi e il suo uso delle parole che privilegiano l’impolitico? Una cosa balza agli occhi di tutti: il linguaggio della nuova politica non risolve i problemi: è un linguaggio vuoto. La politica di Berlusconi si riduce a poche frasi: Giù le tasse - Più libertà – Via i comunisti. Se c’è qualcosa che differenzia la destra dalla sinistra è che la destra non fa analisi, non si interroga. La destra usa solo il linguaggio dell’ottimismo come la strada principale per fare aumentare i consumi, gli investimenti, il progresso: un giro di solo parole.
Nel saggio di Amedeo Benedetti si sono analizzati i meccanismi di comunicazione usati da Silvio Berlusconi e approfonditi con scrupolosa cura nelle oltre 200 pagine del libro, che raccoglie 750 citazioni del personaggio in questione.
Ecco qualcuna delle citazioni: «Quando Bossi dice che sono peronista forse si riferisce alla birra Peroni» (1994); «Arafat mi ha chiesto di dargli una tivvù per la Striscia di Gaza. Gli manderò Striscia la notizia» (1997); «E’ vero, con la Finanziaria si dà con una mano e si toglie con l’altra. Qualcuno ha detto che più di una partita di giro è una partita di raggiro» (1997); «Al Partito Popolare Europeo l’altro giorno ho fatto ridere tutti i delegati quando mi sono appropriato di una battuta di Woody Allen e ho detto: Il comunismo è morto, ma anche la socialdemocrazia sta poco bene» (1999); «Ecco un uomo che ha sempre le mani in pasta: è ginecologo» (2003).
la semplificazione del linguaggio cerca di semplificare anche i problemi che sappiamo invece complessi; quanto può durare e risultare vincente questo linguaggio e novità nella politica?
Il libro domanda questo e in parte cerca di rispondervi. A voi leggerlo e trarne le vostre conclusioni.

Il linguaggio e la retorica della nuova politica italiana
Amedeo Benedetti
Erga Edizioni, 225 pagine, 17 euro


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