Stamane ho incontrato un conoscente ottantenne che mi ha detto di pensare spesso alla morte.
'Non mi era mai successo ma ultimamente penso spesso alla morte...non mi piace'.
La mia risposta è stata: 'Non è male pensare alla morte, anzi aiuta a vivere meglio'
'Dice? -mi ha risposto- forse perché si diventa allora più bravi?'
'No. Si impara a vivere meglio il presente. Si apprezza di più quello che c'è di bello nella vita...ad esempio una giornata di sole, una tazza di caffè, l'incontro con un amico e anche un 'buongiorno!' esclamato dal tuo giornalaio. Pensiamo poco alla morte e alla brevità della vita. La morte l'abbiamo rimossa, ce la nascondiamo eppure quella cosa, che Totò chiamava 'a livella', aiuta non solo ad essere seri ma paradossalmente a ridere, ad amare': così ho continuato.
'Grazie. Ha ragione, ma il fatto è che prima non ci avevo mai pensato. Quando ero giovane non pensavo alla morte, ma ora con l'età avanzata mi succede spesso. E' vero anche che apprezzo meglio le cose che un dì mi davano fastidio...ad esempio sono stato invitato a un matrimonio e tre giorni che sono agitato. Sono contento e aspetto con ansia'. Commenta lui
'Bene'. Ribadisco io
Mentre mi allontano mi dico, che in verità, non è che io pensi molto alla morte. Mi è venuto subito dopo in mente il film di Nanni Moretti Aprile, nella scena in cui con il metro in mano misurava quanto aveva vissuto e quanto poteva restargli ancora da vivere: pochi centimetri; erano di più quelli già vissuti. Accidenti!
Ma via. Teniamo solo le cose belle. Il film prosegue così.
Ecco vivere dovrebbe farci diventare saggi. Vecchi e saggi. Per vivere sempre meglio.
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