Scrivevo molti anni fa questa riflessione sulle spie.
'Nella lotta al terrorismo, specialmente dopo i fatti del'11 Settembre 2001, si sono raggiunti aspetti sempre più in contatto con la nostra vita quotidiana.
Si sapeva da anni della potenza elettronica visiva di occhi che dal cielo scrutavano le persone, le auto, gli spostamenti di truppe; ricordo che già negli anni '70 qualcuno sosteneva di satelliti che sapevano leggere un orologio da polso a un cittadino dell'ex URSS. Si sa poi come la notizia del disastro di Cernobyl, del 1986, sia stata anticipata dalle foto di un satellite americano. Ora dopo la visione, c'è chi propone l'ascolto e la lettura dei messaggi telefonici e telematici di tutta l'Europa.
Quello che lascia perplessi è l'esistenza di un possibile potere segreto che, con mezzi elettronici tipo Echelon, riesca a entrare nella vita di ogni singolo uomo. Ma che tipo di potere è questo? In fondo poi, io penso che tutto passi al vaglio di una persona, un altro singolo uomo, che pur manovrando strumenti sofisticatissimi verrà demandato il controllo finale e quindi il giudizio. Quanto potrà un fatto del genere determinare le scelte e il futuro dei popoli?
Pensare e credere in questo potere occulto è per certi versi renderlo possibile. Una sorta di gioco del gatto con il topo: io costruisco trappole e tu devi stare attento a non entrarci... ma gli spioni, paradossalmente, sono stati da sempre i garanti dei potenti. Quando si firmano accordi internazionali sugli armamenti, il loro rispetto viene affidato alle rispettive spie e apparati di controllo. Già, gli accordi tra i potenti non si fanno mai sulla fiducia reciproca, ma sulle successive capacità di spionaggio, investigazione.
Allora ecco che alla fine vale di più una spia che Bush: infatti non ci salvava sempre 007?
Prossimamente io potrò sempre dire al telefono che vorrei vedere morto un tale B. Chissà se busseranno alla mia porta per arrestarmi...intanto ho un legittimo sospetto: i potenti rispettano la legge? Le mie spie dicono di no. Resta la speranza che non sia il terrorismo a punirli'.
Ora pare tutto cambiato. Proprio oggi Roberto Saviano scrive su la Repubblica:
'Edward Snowden dimostra che le democrazie sono cambiate per sempre. La rete ha modificato il lavoro di intelligence che sino ad ora aveva caratterizzato i servizi segreti del pianeta. Ha sottratto le informazioni dalla disponibilità di pochi e le ha messe potenzialmente nella disponibilità di tutti. La rete ha posto fine a una prassi secondo cui le potenze raccoglievano e gestivano informazioni che, nel silenzio, servivano a mantenere equilibri di potere'.
E' così. Il caso della spia Edward Snowden cambia gli spioni. Il diritto di sapere tutto diventa (semmai sarà possibile) diventa fondamentale per la democrazia.
In questi giorni poi assistiamo ai fuorionda, a registrazioni fatte inavvertitamente, in cui i vari politici o ministri di turno parlano in modo diretto di ciò che pensano. Bene. Quei fuorionda in fondo però confermano quello che pensavamo tutti. Ecco gli spioni potrebbero essere quelli che ci forniscono nuovi fuorionda.
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