venerdì, maggio 03, 2013

Ricordo intimo


Ricordo che l’ultima volta che vidi mia madre non potei abbracciarla. Che era l’ultima volta non lo percepii subito, lei era malata di un male che faceva paura, era infettivo e segnava profondamente anche la vita dei familiari: la TBC. C’era molta ignoranza a quei tempi e si aveva timore che il contagio avvenisse anche con un bacio.
Io per un lungo tempo mi vergognai di dire che mia mamma era morta di tubercolosi. Quella malattia colpiva soprattutto i poveri, e forse io non volevo far sapere che ero povero. Quei pensieri li ho superati.
Così l’ultima volta che vidi mia madre non potei baciarla. Quel mancato bacio, come quel mancato abbraccio, pesarono molto negli anni. Fu forse per quello che mia madre divenne nei miei pensieri un angelo, uno struggente pensiero d’amore per una donna che non vidi mai più.
Ricordo mio padre e il portiere dell’ospedale Maragliano, dove mia madre era ricoverata, frapporsi tra noi; erano pochi metri, ed io avevo il sole negli occhi. Eravamo all’aperto, non distanti dall’atrio dell’ospedale, c’era una sbarra che attraversava la strada e fermava anche me, lì a guardare mia madre con un vestito scuro, lei pallida con i capelli biondi. Mi sorrideva. Ricordo quel sorriso dolce e malinconico che mi rimase impresso nella mente per molto tempo. Aveva 42 anni, mia madre. Era bellissima, anche se le cure cortisoniche, che si sperimentavano a quei tempi, l'avevano gonfiata. Era bellissima lo stesso mia mamma...

‘Cara mamma io sto bene come spero sia di te…’. Ricordo che così iniziavano tutte le mie lettere speditele poi; quando poi mi dissero che l'avevano trasferita lontano, in un sanatorio in montagna. A quelle mie lettere non ebbi nessuna risposta. Avrei dovuto capire che qualcosa non andava. Mia mamma era morta dopo pochissimo tempo da quell’incontro e nessuno aveva avuto il coraggio di avvertirmi. Così io continuavo a scriverle. A scriverle e a sognarla.
Di mia mamma mi rimane soprattutto quel ricordo. Ho delle foto, ma il ricordo vale a scaldarmi il cuore più di ogni cosa. Sappiatelo tutti: i nostri genitori in verità non muoiono; noi portiamo nel nostro corpo i loro geni. Noi siamo la loro continuazione nel bene e nel male. Noi siamo semplici portatori di un testimone che ha impresso un atto d'amore.

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