Credere non credere
Nel Salone del Minor Consiglio di Palazzo Ducale c'è stato nei giorni scorsi un interessante incontro, promosso dall'associazione Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), in collaborazione della Fondazione per la Cultura e il Comune di Genova, dal titolo: Liberi di credere, liberi di non credere.. Condotto da Donatella Alfonso -giornalista de La Repubblica- si sono confrontati: Luca Borzani -Presidente della Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale; Raffaele Carcano- segretario nazionale Uaar; Enrico Peyretti- Scrittore cattolico; Telmo Pievani – filosofo della scienza; Andrea Ranieri- Assessore all'innovazine e ai Saperi del Comune di Genova; Husein Salah-Iman di Genova.
L'introduzione di Donatella Alfonso ricorda che a Genova, città laica, il tema su 'credere o non credere' acquista un valore particolare: c'è come arcivescovo Bagnasco presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), c'è in previsione la costruzione della moschea, c'è stata la prima pubblicità in Italia della pubblicità su l'ateismo (osteggiata) e poi arriverà il Gay Pride (la manifestazione nazionale per l'orgoglio omosessuale)...insomma Genova città di confronto per molti motivi. Il tema del credere è diventato un argomento non più personale.
Il primo a intervenire -anche per gli onori di casa- è stato Luca Borzani. 'Credere o non credere' è prima di tutto frutto di una confusione linguistica: la laicità e il suo senso profondo è il tema da definire. Laici lo possono essere i credenti e i non credenti. La voce più forte che hanno acquisito le religioni, dimostrano paradossalmente una posizione più debole. C'è un diverso uso delle convinzioni religiose. Le contraddizioni del potere secolarizzato della chiesa è dovuto, secondo Luca Borzani al vuoto lasciato da politica; alle sue difficoltà nella società odierna.
Enrico Peyretti risponde subito a Borzani: la politica è importante e anche spregiudicata, ma la fede religiosa cerca la sua forza anche politica. Oggi si può credere in tante maniere e in tante cose. C'è la possibilità di arricchimento. Per questo io penso che il colloquio, il parlare insieme, sia proficuo. La vera divisione tra chi crede e chi no, la ricorda bene Norberto Bobbio: 'la differenza è tra chi pensa e chi non pensa ai grandi interrogativi della vita'...
Per Husein Salah l'Islam è sempre stato speculare alla cultura dell'occidente. Nell'ultimo secolo è uscita una confusione nel mondo islamico tra nazione e religione dovuta ai colonialisti che portavano tutti una croce. La fede islamica è segnata dai sei pilastri della religione. Questa fede rimane una scelta di libertà: nessuno può imporre di credere.
Andrea Ranieri spiega la risposta dell'istituzione comunale alla richiesta di costruzione della moschea, con i principi costituzionali della libertà di culto. 'Nessun cattolico, in quanto credente, si è mai opposto a negare la costruzione di un luogo di culto che poi si rivolge ad uno stesso Dio. Il mondo musulmano è pieno di contraddizioni, ma in Europa le religioni devono essere libere di costruire civiltà più avanzate. Per il tema del credere o non credere, da non credente, la pubblicità sugli autobus che dice 'Dio non esiste e tu ne puoi fare a meno' la ritengo tranciante e non riconosce il dubbio. 'Mai dire mai'. Le conquiste civili sono frutto di una espressione dovuta a ragionamenti laici e civili. Accogliere chi non crede come chi crede. La pubblicità po' servire ad interrogarci e continuare a fare cose insieme, ma se ci dividiamo? Come dice Enzo Bianchi, facciamo un piacere al potere. La democrazia è mettere in discussione il potere.
Raffaele Carcano precisa che l'iniziativa dell'associazione Uaar è una risposta alla fede cattolica per cui tutti dovrebbero essere convertiti. L'Uaar si è fatta sentire: ci sono milioni di persone che non credono e queste spesso non si sentono. L'attivismo della Chiesa è un battersi per mantenere le sue prerogative anche economiche. Il Papa Benedetto XVI sostiene sempre che senza Dio la nostra società crolla e allora bisognava rispondere che anche senza credere in Dio si possono costruire società migliori. 'è da augurarsi che la teologia non diventi legge di Stato.
Telmo Pievani chiude il primo ciclo di interventi ricordando che la scienza non è una religione laica; la scienza contiene in sé i fondamenti per escludere questo. La scienza non è un nuovo vangelo, né religione, essa ha un modo di operare sempre criticamente ciò che si presenta: un trovare ragioni diverse. Il credere è un altro argomento. Chi nega un diritto poi deve spiegare il perchè. I sistemi di credenze creano dei sistemi di valori e di conseguenza affermano degli assolutismi: senza quei riferimenti si è fuori dall'umanità. L'argomentazione non c'è più. Non c'è più la filosofia e la scienza, ma la squalifica di chi non crede a quel sistema di credenze sostenuto. Senza fare riferimenti, Telmo Pievani, spiega che da questo fondamento nascono le odierne leggi restrittive...
Una bestemmia è usare il dato biologico naturale come una norma per far discendere le credenze. Vuol dire essere senza argomenti. Occorrerebbe una educazione scientifica diffusa: con ciò si comprenderebbe che la cultura crea una nuova natura.
Il credere cos'è? E' dare fiducia senza prove. Tutti poi in un certo senso crediamo in qualcosa. E' una facoltà che pare innata. Il credere è radicato nel nostro essere ed esce spontaneamente. Anche chi vuole cambiare la società è un credente.
Enrico Peyretti, prende l'interrogativo al volo: 'Cos'è credere? Non è un semplice opinare o sottoscrivere una dottrina o un sapere -nel senso latino di gustare, conoscere un sapore-, si sa che la bellezza profuma, è avvertire un sentimento intimo...il bisogno di una dubitabile chiarezza, così diceva Luigi Firpo'. Quest'ultimo studioso aveva parlato di un Cattolico Critico che non può esistere perché pensa con la testa del Papa; ma il cattolico critico esiste perché il dubbio fa parte della fede: mette in forma interrogativa quello che può essere affermativo. La fede è nell'ordine della qualità e della proprietà. La fiducia è quello che ci tiene insieme, fa nascere e crescere. Credere è fare credito. Dio è un nome generico, non è un nome è una dichiarazione. Il cristiano crede in Cristo e non ai preti, alla chiesa o al Papa. La gerarchia non è la chiesa. Enrico Peyretti prosegue: 'Ora lancio una proposta che può trovarci insieme: essere contro la guerra, perché questa è un cumulo contro l'umanità. La guerra è una divinità da combattere per gli atei e dai credenti come falsa'.
Husein Salah si dice subito d'accordo: 'Contro la guerra per la Pace e la Giustizia. Poi per quanto riguarda la pubblicità degli atei dire che Dio non serve è offensivo'. La moschea, continua Husein, serve per pregare in modo trasparente. Ora si prega negli scantinati, nei fondi dei palazzi e quindi avere la moschea è la maniera di non essere discriminati. I nuovi islamici, quelli di seconda e terza generazione non accettano di essere discriminati. Non si tratta di avere il minareto più o meno alto e bello; si tratta di avere una moschea come luogo anche di incontro per promuovere la reciproca conoscenza.
Andrea Ranieri: 'Il bisogno di spiritualità è un bisogno dei credenti e la risposta dell'amministrazione pubblica si muove con quello espresso da Husein: gli islamici non sono di una sola nazionalità'.
Telmo Pievani: 'Le modalità, il come fare, è importante. Per liberare la scienza dai condizionamenti e farla per la pace e contro la guerra, farla soprattutto in libertà, lo si può fare con il finanziamento pubblico. Dobbiamo trovare poi un altro comune denominatore: l' ambiente. Per l'ambiente trovare l'alleanza tra tutti...
Raffaele Carcano conclude ribadendo nella convinzione di aver fatto bene a fare la pubblicità per gli atei. ' Abbiamo ottenuto visibilità e interessamneto su punti di vista diversi. In Inghilterra la BBC ha dato molto spazio alle nostre posizioni; speriamo che anche in Italia qualcosa si muova: siamo oltre il 15% della popolazione'.
Donatella Alfonso può concludere soddisfatta per la riuscita di un dibattito davvero interessante.